Vincenzo Brancatisano

Abolizione delle graduatorie

Sindacati a pezzi.

I precari strappano la tessera.

da vincenzobrancatisano.it, 18 novembre 2006

 

Migliaia di docenti precari si apprestano a stracciare la tessera sindacale. Secondo indiscrezioni, i precari della scuola, sentendosi abbandonati dalle organizzazioni sindacali in queste ore di massima frustrazione e rabbia per quello che sta avvenendo in Parlamento, stanno per redigere la lettera raccomandata per la disdetta della trattenuta mensile sullo stipendio.

Leggiamo sul sito scuolanostra.it di gravissime prese di posizione contro le organizzazioni. E mentre sul sito della Flcgil nulla ancora si legge dopo 24 ore dalla scoperta del misfatto ci dobbiamo accontentare di qualche letterina o di qualche locandina dell’ex Cgil-scuola, giusto per dare la parola anche al sindacato, che evidentemente ha altro cui pensare in queste ore convulse. Le Rsu pre natalizie? Ma lo sanno i sindacati che le Rsu non contano un c…o negli istituti? Lo sanno che quasi mai le Rsu sono a conoscenza neppure del contratto integrativo che hanno firmato? Lo sanno che non conoscono neppure uno dei mille aspetti dello sfruttamento dei precari della scuola? Che ci stanno a fare le Rsu nelle scuole? Eppure i sindacati si stanno battendo per le elezioni delle Rsu alle quali i precari neppure si possono candidare (altra violazione della Costituzione, della legge, della dignità). Secondo voi le Rsu sapevano di quanto stava avvenendo sulle graduatorie? La forma prevale sulla sostanza, il potere sul cosa fare. Vendono le tessere ai lavoratori perché il loro potere contrattuale si misura in base al loro numero. E non importa loro sapere che la stragrande maggioranza degli insegnanti si iscrive al sindacato solo perché pur avendo una o più lauree questi insegnanti non sono in grado di compilare una stupida domanda di disoccupazione o un’altra per l’inserimento nelle (moriture) graduatorie. Ma che se ne fanno di questo potere i sindacati se poi sono impotenti nel contrastare la nascita e la sopravvivenza di un devastante superpunteggio di montagna, che si ostinano a ritenere abolito quando invece è, nei fatti, tutta una finzione? Che se ne fanno di questo potere se poi sono impotenti nel contrastare la stesura di una Finanziaria che regala soldi pubblici alle scuole di preti, suore e imprenditori privati e che getta nella disperazione tanti lavoratori pubblici? Che se ne fanno di questo potere se poi sono impotenti nel contrastare l’abuso dei contratti a termine nella scuola pubblica italiana, un’autentica vergogna internazionale?

Eppure si erano battuti (almeno la Cgil seppe distinguersi) contro il vergognoso decreto legislativo fatto apposta per aggirare le norme europee del settore, come ben sa il ministro del lavoro che finge di non capire quando i media sbagliano, citando a sproposito la Legge Biagi. C’entra molto la legge Biagi con lo sfruttamento di milioni di lavoratori pubblici con contratto di tipo subordinato? C’è bisogno, oggi, di scomodare Biagi? E c’era bisogno davvero, ieri, di arrivare alla Legge Biagi perché si realizzasse la società precaria, libera e flessibile che tanto piace da anni anche ai Radicali? Che se ne fanno di questo potere se poi consentono a un Parlamento poco pulito e pieno di condannati con sentenza definitiva di decidere il destino e la serenità di tanti lavoratori perbene dopo aver regalato l’indulto vergognoso ai delinquenti detenuti e ai condannati che siedono in Parlamento? Neppure Gilda, Snals, Uil e Cisl Scuola si fanno sentire. Dove sono? Cosa stanno facendo?  

Durante un’assemblea dello Snals, nei giorni scorsi, la responsabile del sindacato cadeva quasi dalle nuvole davanti alla richieste di spiegazioni circa il pericolo di abolizione delle graduatorie. La lettera, pubblicata qui sotto, è del segretario della Flcgil di Brescia e circola in rete da oggi pomeriggio. La locandina invece è stata affissa nella bacheca di una scuola superiore in ottobre. Secondo quanto leggiamo dalla lettera e dalla locandina ci accorgiamo però che non è vero che i sindacati non stiano battagliando. Stanno battagliando e come. Le loro loro proteste sono vibranti, decise ed autorevoli. Forse non riescono a farsi sentire dai politici. Forse non riescono a farsi capire dagli iscritti.