Il tassi di abbandono e gli strumenti didattici
per reintegrare i ragazzi che lasciano
gli studi. Lafotografia della situazione in Italia nel libro
"Ricomincio da me"
Le scuole della seconda chance
"Così recuperiamo chi abbandona".
Daniele Semeraro,la Repubblica del
28/11/2006
ROMA - Dare una seconda occasione ai
ragazzi delle scuole medie e superiori che hanno abbandonato (o stanno
per abbandonare) la scuola dell'obbligo? In alcune città italiane si
può. Non tutti lo sanno, ma in Italia stanno nascendo diversi percorsi
di intervento educativo e formativo che danno la possibilità ai
ragazzi di ricostruire le motivazioni per rimettersi in gioco,
sollecitandoli a coltivare le proprie aspirazioni. Si tratta delle
"scuole della seconda occasione", istituite grazie all'attenzione e
alla sensibilità di amministratori locali, associazioni e degli uffici
territoriali del ministero della Pubblica Istruzione.
Il primo progetto nato in Italia è stato "Provaci ancora Sam!", a
Torino, che dal 1989 ha coinvolto 25 scuole e ha raggiunto oltre 8300
ragazzi nelle due modalità di prevenzione e recupero. Le altre città
d'Italia dove sono nate iniziative analoghe sono Trento ("Progetti
Ponte"), Verona e Reggio Emilia ("Icaro... ma non troppo"), Roma ("La
scuola della Seconda Opportunità") e Napoli ("Chance - Maestri di
strada"). Tutti i progetti sono caratterizzati da un percorso
formativo basato sulla collaborazione tra insegnanti, psicologi ed
educatori.
Le scuole sono rivolte principalmente a quei ragazzi che hanno un
profondo senso di fallimento ("non m'impegno perché già so che non
sono capace"), che sono stati respinti più di una volta (uno dei casi
più frequenti è proprio la pluralità di bocciature nel primo anno
della scuola media) e che, attraverso percorsi ad hoc, nella maggior
parte dei casi riescono a ritrovare la motivazione per concludere il
percorso scolastico precedentemente abbandonato e riorientarsi
rispetto a una continuità scolastica o professionale.
Spiega Marco Rossi-Doria, maestro di strada nel progetto "Chance", che
si tratta di una grande opportunità, per un "esercito immenso di
giovanissimi in condizione di fallimento precoce e di uscita dal
sistema scolastico e formativo". In ogni contesto nazionale, prosegue
Rossia-Doria, esiste una quantità fisiologica o cronica di fuoriuscita
precoce dai sistemi scolastici: "Le cause del 'cadere fuori' (drop
out) dai percorsi dell'obbligo oltre a mostrarsi legate alla povertà
materiale e a fattori di esclusione culturale, appartengono anche alla
mancata o insufficiente azione delle politiche pubbliche e di
contrasto. Una causa ulteriore è poi individuata nelle frequenti
rigidità delle scuole, restie ad adottare metodologie e modalità
organizzative differenziate secondo il principio della discriminazione
positiva". E' come se la scuola "per tutti" non riuscisse al contempo
ad essere anche una scuola "per ciascuno".
Invece, "questo tipo di esperienze - spiega Anna Maria Ajello, docente
di Psicologia dell'educazione all'università "La Sapienza" di Roma -
sono partite per inserire i soggetti con abilità insufficienti nel
mondo del lavoro, fino ad arrivare a rimotivare i soggetti demotivati.
Si tratta quindi non di dare autostima ai ragazzi, ma di ripotenziare
le loro capacità perse. L'insegnante è come un archeologo alla
scoperta delle abilità nascoste. Così, durante le lezioni i ragazzi
studiano le materie che si studiano in qualunque scuola, aiutati da
normali docenti, ma vengono poi portati a sfruttare anche quelle
passioni (come l'informatica o la moda o lo sport) che in altre
istituzioni scolastiche vengono scarsamente prese in considerazione".
"Lavorare per il recupero è possibile e dà i suoi frutti- ha spiegato
il viceministro all'Istruzione Mariangela Bastico, intervenuta a un
convegno a Roma tutto incentrato sul tema della seconda opportunità -
e più questo lavoro dà i suoi frutti, più le istituzioni si impegnano
per i progetti di lotta all'abbandono scolastico. Secondo gli ultimi
dati - continua - il tasso medio di abbandono è molto alto: il 22 per
cento dei ragazzi tra i 19 e i 20 anni non conclude un corso
scolastico, con punte in alcune regioni anche del 35 per cento. Il
livello è in progressivo calo, ma è ben lontano dal dieci per cento
richiesto dall'Europa"
Il Ministero - ha aggiunto la Bastico - sta cercando di costruire,
partendo dalle autonomie scolastiche e allargandosi fino a gli enti
territoriali, una scuola inclusiva che non lasci indietro nessuno".
Tante le iniziative, spiega il viceministro, che il Governo sta
prendendo in considerazione, dall'innalzamento dell'obbligo scolastico
a 16 anni (su cui però non tutti sono d'accordo) a un elenco nazionale
di soggetti educativi che concorrano a risolvere il problema, dalla
lotta al superamento dell'anticipo alle elementari (che secondo molti
studiosi "lacera il progetto educativo") all'investimento sugli
istituti tecnici e scientifici.
Da circa un anno l'Iprase Trentino ha messo in rete le scuole di
seconda occasione: un'opportunità importante, per perseguire obiettivi
comuni e confrontare e scambiare metodologie e pratiche, in modo da
avviare uno studio in profondità sui processi che favoriscono il
rientro nei circuiti formativi. Da questa collaborazione è nato anche
un volume molto completo: "Ricomincio da me - L'identità delle scuole
di seconda occasione in Italia" a cura di Elena Brighenti.