Letta: «Manovra impensabile con il suo voto contrario». Montalcini: non voto la Finanziaria dei tagli.
Il premio Nobel e senatore a vita: «Non potrei
dare l'ok su questa manovra Il Corriere della Sera del 10/11/2006
ROMA - «Se la Finanziaria taglia i fondi per la ricerca il paese è distrutto ed io non potrei votarla». Così il premio nobel e senatrice a vita Rita Levi Montalcini. «L'Italia ha tanto capitale umano - spiega - e se non si finanzia la ricerca, il Paese affonda. Noi siamo un paese povero di materia prima, ma ricchissimo di capitale umano. E la ricerca - conclude Rita Levi Montalcini - è il vero motore di un Paese moderno, sia per le ricadute a livello sociale sia per quella a livello economico». ENRICO LETTA: CERCHEREMO IL SUO CONSENSO - La rispota del governo non si è fatta attendere. «Non è pensabile una Finanziaria del centrosinistra con il voto contrario della senatrice Rita Levi Montalcini; quindi faremo di tutto per venire incontro alle sue richieste». Lo ha assicurato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Enrico Letta, interpellato dai giornalisti a Verona dove si trova per un foro di dialogo italo-spagnolo. PADOA SCHIOPPA: I RETTORI SANNO DOVE TAGLIARE - E in un incontro con gli studenti è il ministro dell'economia a rispondere indirettamente ai richiami. Spostando il piano sul taglio degli sprechi e sulle economie che, dice Padoa-Schioppa, solo un rettore può operare in modo saggio. Parlando all'Università di Chieti, Padoa-Schioppa ha detto di riferirsi «alle economie che questa legge Finanziaria cerca di realizzare determinando anche la tensione, insoddisfazione, preoccupazione come quella che abbiamo letto sui giornali di oggi venire dall'Università». Ciò e dovuto al fatto che «l'azione che può fare il governo - ha sostenuto il ministro - è, per certi versi, un'azione indifferenziata: la differenziazione si fa in piccolo, non si fa in grande. Solo un rettore sa dov'è lo spreco in un'universita di cui è rettore, così come - ha aggiunto Padoa-Schioppa - solo un professore sa chi nella sua classe studia in maniera seria e chi non studia del tutto». MUSSI: PARTIAMO MALE - Di altro avviso è il ministro dell'università e della ricerca, Fabio Mussi «Che nell'anno del risanamento si lesini sulle risorse è inevitabile, che si operi un massiccio definanziamento è un azzardo sul futuro» ha detto. «Posso convenire con Padoa Schioppa, che i soldi pubblici vanno spesi bene, sempre e in tutti i settori, compresa l'università e gli enti pubblici di ricerca. Mi permetto tuttavia di osservare che non siamo in una situazione di abbondanza, bensì esattamente contraria. L'Italia spende per l'università lo 0,88% del pil: la media Ocse è l'1,2%. L'italia spende in ricerca (tra pubblico e privato - poco privato -) l'1,1% del pil contro una media ocse dell'1,5%. Mi riferisco all'Ocse perchè non oso fare paragoni con le medie europee o americane, nè tantomeno riferirmi agli obiettivi di lisbona. Abbiamo - conclude il ministro - la metà dei ricercatori francesi, un terzo dei tedeschi, un decimo dei giapponesi, un trentesimo degli americani». BERSANI: «MIGLIORAMENTI AUSPICABILI» - Anche il ministro dello sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, era intervenuto in precedenza sul tema degli atenei universitari: «Alla luce anche delle successive decisioni della finanziaria - ha affermato il ministro - non mi opporrei certamente ad una soluzione che in sede parlamentare trovasse le condizioni di un miglior equilibrio a vantaggio delle università» Se gli atenei italiani piangono, quelli europei non ridono. A tracciare un quadro negativo della situazione di università e ricerca nel vecchio continente è il presidente del parlamento europeo Josep Borrell: «La situazione dell'università europea è negativa - sottolinea - non solo in Italia. Anche in Spagna, ad esempio, non è buona. Non possiamo pretendere di fare ricerca e innovazione a livelli competitivi senza investimenti importanti».
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