L'esproprio del TFR.
Al posto della pensione l'estrema unzione?
di Lucio Garofalo 5/11/2006.
Hanno liquidato la cara,
vecchia “liquidazione”, e l’hanno sostituita con il TFR = Trattamento
di Fine Rapporto = Trattamento di m****. Scusate, volevo dire di
cacca.
L’accordo stipulato tra il governo Prodi(torio) e le cosiddette “parti
sociali”, ossia i sindacati e la Confindustria, è semplicemente
inaudito e vergognoso.
Se questo è il risultato della tanto osannata e agognata
“concertazione”, allora è meglio lo scontro di classe, la lotta dura
(e senza paura), dato che con il sistema concertativo siamo sempre noi
lavoratori a prenderlo in quel posto.
Ma va là, non lamentarti come il solito! E chi si lagna? Io non mi
lagno, mi infurio e basta!
Eppure, dando uno sguardo in giro mi pare di non essere il solo ad
indignarsi e protestare.
A destra c’è chi grida e rumoreggia contro un presunto “esproprio
proletario” del TFR commesso contro i “poveri padroni”, scippati e
derubati dei NOSTRI soldi accumulati durante lunghi decenni di duro
lavoro. E pretendono ancora di più: di farci lavorare fino a 70 anni!
Quando parlo di duro lavoro mi riferisco anzitutto a chi lavora in
fabbrica per otto ore al giorno, costretto ad alienarsi diventando un
automa (ricordate il mitico Charlotte, cioè Charlie Chaplin nel film
“Tempi moderni”? In fondo la vita in tante fabbriche del mondo, specie
del Terzo mondo, è ancora così, se non peggio). Mi riferisco a chi
suda in miniera, rischiando ogni giorno di morire sepolto sottoterra
(l’unica “consolazione” sarebbe quella di risparmiare le spese per la
tumulazione), a chi è rinchiuso in un arido ufficio per lunghe,
interminabili ore, immerso tra pratiche inutili e noiose da sbrigare,
ma altresì a chi insegna in una scuola, dentro una classe di 25 alunni
scalmanati e svogliati, a chi opera in un ospedale, assistendo e
curando gli infermi, a chi deve pulire i bagni, a chi altrove è
condannato a sgobbare, travagliare, crepare, senza nemmeno più la
speranza o l’aspettativa di una vecchiaia serena e decorosa.
Lavori usuranti o meno, i soldi sono sempre i nostri! Purtroppo, sono
un povero ingenuo…
Miseri e tapini, questi padroncini. Che pena mi fanno! E dire che si
erano pure illusi!
E’ proprio così, questo accordo concertativo è una “rapina”
organizzata in piena regola contro le grandi e potenti imprese
neocapitaliste (ma chi ci crede?), tant’è vero che i rappresentanti
della Confindustria hanno approvato e sottoscritto l’intesa. Sono
stati davvero così sciocchi?
Altrove, invece, cioè negli ambienti dell’estrema sinistra, al di
fuori dell’area filo-governativa, in quei settori che un tempo si
definivano “extraparlamentari” (che bei tempi quei tempi, benché
all’epoca io fossi ancora in fasce a vagire e poppare il latte
materno) si urla e ci si indigna contro lo scandalo dell’ennesimo
“esproprio capitalistico” perpetrato ai danni di noi “ricchi”
lavoratori (dalle dichiarazioni fiscali rese note nell’ultimo anno
risulta che un umile maestro elementare guadagnerebbe più di un
dentista indigente, anzi nullatenente, o di un miserabile gioielliere:
che bella soddisfazione!).
La classe lavoratrice è stata scippata anche del TFR, ossia dei
preziosi e sudati risparmi accumulati durante un’esistenza di fatiche,
di stenti, rinunce e sacrifici.
Penso soprattutto ai milioni di operai, produttori e lavoratori
salariati, a tutti quelli che per anni svolgono lavori davvero
usuranti e logoranti, e che alla fine della loro “carriera” si trovano
totalmente stressati, sfiniti fisicamente e mentalmente, senza una
pensione degna di tal nome, senza la liquidazione (ormai liquidata e
svenduta a tutti gli effetti), senza un reddito accettabile, magari
con un mutuo bancario ancora da saldare, con altri obblighi arretrati
da onorare, oppure con schiaccianti interessi da restituire agli
usurai. Che bella prospettiva!
Tra la prima interpretazione (“esproprio proletario” contro i padroni)
e la seconda (“esproprio capitalistico” contro la classe lavoratrice),
io (chissà perché?) propendo per la seconda versione. Ma che ci volete
fare! Sarà forse che sono di parte, essendo anch’io un lavoratore
dipendente che versa interamente le tasse al fisco. Ma che
soddisfazione quando ho appreso di guadagnare più di un dentista o di
un gioielliere. Se lo sapesse la mia compagna, mi porterebbe
immediatamente in un negozio di Cartier a fare spese folli e rovinose.
Sì, mi sento davvero rapinato, umiliato, beffato, non una ma tre
volte!
Prima di tutto mi è stato sottratto il sacrosanto diritto ad andare in
pensione ad un’età ancora decente, in grado di godermi il meritato
riposo, quantomeno quando sarò ancora vivo, e non invece da morto,
oppure da vecchio decrepito e rimbambito.
Quindi sono stato privato della possibilità di percepire una pensione
decorosa, ossia un reddito tale da rendermi autosufficiente nella
cosiddetta “terza età”, e non ricevere un’elemosina, costringendomi ad
“integrare” la pensione dell’INPS con altri fondi di varia matrice o
natura (banche, assicurazioni, sindacati, INPS, ecc., sono tutti in
competizione per accaparrarsi i ghiottissimi miliardi di euro del TFR
estorti come ben sappiamo alle classi lavoratrici).
Infine, sono stato derubato della cosiddetta “liquidazione”, che mi
viene letteralmente estorta e prosciugata con l’accordo sulla
“previdenza integrativa”: in pratica il TFR diventa un “fondo
perduto”, in tutti i sensi. Ma se io lo perdo qualcun altro lo
intercetta. Anzi, ne fa incetta!
Tutto questo grazie a chi? Ma alla “cara e buona” concertazione tra le
“parti sociali”, tra cui dovrebbe esserci (se non erro) anche quella
parte che avrebbe dovuto rappresentare e tutelare i miei interessi,
ovvero gli interessi dei lavoratori.
Se non si fosse capito chiaramente, la parte a cui mi riferisco è il
sindacato. Amen!
Insomma, sono stato ingannato, scippato, svenduto, schiaffeggiato,
deriso, per almeno tre volte. Allora dico addio al TFR! Addio alla
pensione!
Ma mi spetta almeno l’estrema unzione? Gratis… o devo pagare ancora?
Ai posteri l’ardua sentenza… Al governo Prodi(torio) e alle “parti
sociali” (sembra un film con un cast di quelli eccezionali) va il mio
più sentito e caloroso ringraziamento.
TFR =
Ti
Faccio
un Regalo!