Insegnanti: dibattito aperto a sinistra.
da
Tuttoscuola, 3 novembre 2006
Troppi, e anche un po’ fannulloni, oppure
sostegno indispensabile, base portante, perfino "eroi" della scuola
reale? Le polemiche sugli insegnanti fervono, anche a seguito degli
interventi contenuti nella stesura iniziale della legge finanziaria,
che prevedono una contrazione (o il minor fabbisogno), nel prossimo
triennio, di circa 50.000 posti, a fronte di misure di sviluppo
(obbligo d’istruzione a 16 anni, educazione degli adulti, classi
primavera) che dovrebbero determinare, viceversa, un aumento degli
organici.
I sindacati hanno contestato questa prospettiva, insistendo sulla
inderogabile necessità di garantire l’assunzione dei 150.000 precari
in lista d’attesa: il che comporterebbe l’invarianza, rispetto ad
oggi, del numero di allievi per insegnante e del numero di studenti
per classe, nonché del numero di ore frontali lavorate. Tutti dati
che, insieme a quelli relativi ai livelli di apprendimento, vedono
l’Italia in fondo alle classifiche dell’OCSE, e che né i governi di
centro sinistra né quelli di centro-destra sono riusciti a modificare
negli ultimi vent’anni.
Di questa situazione di grave anomalia della scuola italiana rispetto
ai Paesi dell’area OCSE, e delle misure per porvi rimedio, si discute
animatamente anche all’interno dell’Unione, specie dopo che i
quotidiani a più larga diffusione hanno dato ampio spazio al tema.
Sul "Corriere della Sera", che già in passato ne aveva ospitato una
serie di interventi, interviene di nuovo il cosiddetto "gruppo del
buon senso", capitanato dall’ex capo della segreteria di Luigi
Berlinguer, Vittorio Campione, e dalla sociologa di area cattolica
Luisa Ribolzi.
"La scelta più comoda è quella di sostituire gli insegnanti con i
precari", ma quella più intelligente sarebbe quella di "sfruttare
l’autonomia didattica e organizzativa delle scuole, e riorganizzare
gli insegnamenti", affermano. E questa volta, forse in polemica con i
sindacati e con la CGIL, dalla quale proviene, è lo stesso senatore
Andrea Ranieri, capogruppo in commissione Cultura, a dire che "è
sbagliato tagliare come è sbagliato rifiutare la razionalizzazione del
sistema".
Affermazioni che, tradotte dal politichese, significano che c’è
disponibilità a discutere su uno scenario che preveda scuole più
autonome, nelle quali lavorino per un maggior numero di ore (e siano
valutati in ingresso e in itinere) un minor numero di insegnanti, più
professionalizzati e meglio pagati. Una prospettiva certamente non
gradita ad altre componenti della sinistra.