Parla Fernanda Tuccillo, dirigente in prima
linea
di un istituto napoletana e componente della commissione ministeriale
"Scuola e legalità". "Crescono senza regole..."
"Basta minimizzare: non è bullismo
quei ragazzi sono cattivi e violenti".
di Bianca De Fazio, la Repubblica del
16/11/2006
NAPOLI - Il video con le violenze al
ragazzo disabile, nella scuola di Torino, "è il risultato di quel che
stiamo dando come cultura ai nostri figli. Li lasciamo crescere senza
regole, piazzati avanti a tv e videogiochi. Così la violenza diventa,
per loro, normalità. Fanno a botte anche tra ragazzi che si vogliono
bene. Anche tra amici. Solo per gioco. E sono capaci di raccontartelo
sorridendo".
Fernanda Tuccillo è dirigente di una scuola napoletana. In prima linea
da anni, al punto da esser stata chiamata a far parte della
Commissione ministeriale voluta da Fioroni su "scuola e legalità". "La
violenza è entrata nel quotidiano dei nostri ragazzi - spiega - Ed è
colpa soprattutto della tv e dei videogiochi".
Detto così, sembra non
esserci scampo, a meno di non voler fantasticare su bambini che
smettano di guardare la televisione.
"Ma non è detto - replica la Tuccillo - che non si possa incidere
sulla programmazione. Quanto alla scuola, ha le sue responsabilità, ma
sulla violenza giovanile bisogna fare i conti con tutti i
'dipartimenti' del Paese. Anche con le famiglie: ci sono mamme
'attente' che preferiscono che il bambino sia immobile a casa davanti
alla tv piuttosto che corra nel cortile e sudi e prenda freddo".
Ma alla violenza vista sullo schermo, può, la scuola, opporre
qualcosa?
"Può tenere i bambini il più possibile lontano da queste logiche di
violenza, anche quando sono familiari. Può creare una coscienza negli
insegnanti, innanzitutto, e quindi negli alunni: lo studente che è
oggetto di attenzione, il bambino o il ragazzo col quale i prof usano
le parole giuste, più difficilmente si lascerà andare alla violenza".
Sembra un invito buonista, ma Fernanda Tuccillo è tutt'altro che
incline a questo atteggiamento: "Viviamo in una società troppo
permissiva. Noi adulti, noi educatori, noi insegnanti, non possiamo
più essere conniventi con l'assenza di regole. Ai piccoli, ai ragazzi,
va insegnato il senso del dovere. E invece siamo circondati da bambini
cui tutto è consentito. Nel caso della scuola di Torino, il campanello
d'allarme non è suonato in tempo: la violenza di quei ragazzi doveva
essere precedente all' episodio odioso contro il compagno disabile".
E se il padre della giovane vittima sostiene che "il termine bullismo
non rende l' idea della violenza che c'è nelle scuole", Fernanda
Tuccillo rincara la dose: "Ma quale bullismo! Quella è vera e propria
violenza. Il rischio è che parlando di bullismo si tenda a
minimizzare, a limitare queste manifestazioni di prevaricazione ad un
periodo circoscritto della crescita dei ragazzi. E invece no.
L'episodio di Torino ci racconta di ragazzi non solo violenti, ma
cattivi. E lo ripeto, la colpa è anche di una società troppo
permissiva, dove nella generale decadenza dei valori è venuto meno
anche il concetto di famiglia. I ragazzi hanno altri aggregati
sociali, non più la famiglia. Hanno il branco"
"Ma torniamo alla scuola. Da dirigente mi chiedo: l' istituto dove è
avvenuto il fatto lavora davvero all' integrazione dei disabili? Ci
sono progetti che vedano fianco a fianco alunni 'normodotati' e
handicappati? Gli insegnanti di sostegno possono contare su un team di
classe con cui condividere le strategie per l' integrazione del
disabile, o sono a loro volta emarginati e vissuti come quelli cui
scaricare gli studenti più deboli?"