Finanziaria
2007: allarme tagli o allarme sprechi?
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La
denuncia di un taglio di 50.000 posti si fonda su dati che
non tengono conto delle scelte di sviluppo contenute nella
Finanziaria 2007, il cui effetto complessivo sarà di
incrementare il numero degli alunni e conseguentemente gli
organici. Tra queste:
-
innalzamento dell'obbligo
di istruzione fino a 16 anni
- avvio sperimetale delle
sezioni primavera
per i bambini dai 2 ai 3 anni
- educazione
degli adulti
-
istruzione e
formazione tecnica superiore (IFTS)
Nemmeno il passaggio da 40 a 36 ore settimanali negli
istituti professionali è finalizzato a
ridurre il numero dei docenti, ma a superare un carico
orario oggettivamente troppo gravoso per i ragazzi. Una
parte della riduzione del monte ore sarà destinata a
migliorare l'integrazione dei ragazzi stranieri e
disabili, a sostenere l'innovazione didattica e a ridurre
gli insuccessi scolastici, anche attraverso la
costituzione di un organico funzionale di scuola.
I
docenti
soprannumerari ed
inidonei
sono posti in mobilità dai ruoli docenti per passare ad
altri ruoli dell'Amministrazione dello Stato, quindi non
costituiscono taglio di posti.
Infine, deve essere chiaro che qualunque ragionamento sui
tagli non si riferisce nè a persone, nè a posti in
organico. |
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Stabilizzare il personale per qualificare ulteriormente il
sistema scolastico è il segno forte della manovra 2007 per
la scuola. A questo scopo la Finanziaria ha definito un
piano triennale per l'assunzione a tempo indeterminato di
personale docente e ata per gli anni 2007-2009, un piano
fondato sulla attuale alta presenza del precariato e sulle
previsioni di pensionamenti nei prossimi 3 anni: 102.100
incarichi annuali nell'anno scolastico 2005/06
(corrispondenti al 13% del corpo docente), di cui 42.000
su posti di ruolo e una previsione di pensionamenti pari a
30.000 unità all'anno. Da questi dati risulta evidente che
le 150.000
assunzioni non solo sono
realizzabili,
ma sono
necessarie.
Creare allarme nei confronti di persone che da anni
lavorano nella scuola, anche nella prospettiva di un
lavoro stabile, è particolarmente grave, perchè incide
sulle aspettative della vita professionale e sulla qualità
dell'insegnamento, che è l'elemento costitutivo essenziale
della qualità della scuola.
Il piano più che "esagerato" è quasi insufficiente,
soprattutto sono poche le 20.000 assunzioni di personale
ata.
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Una
scuola dell'obbligo deve avere come obiettivo il
raggiungimento da parte dei ragazzi delle conoscenze e
delle competenze definite essenziali dalle "Indicazioni
nazionali", che connotano i contenuti e i
percorsi (Indicazioni curriculari) della scuola
dell'obbligo. In corrispondenza dell'elevamento
dell'obbligo di istruzione ai 16 anni è impegno del
Ministero la
ridefinizione dei contenuti del
biennio
e, in collegamento, della
scuola media.
Nuovi orientamenti e indicazioni saranno elaborati anche
per la scuola dell'infanzia ed elementare, abrogando
quelli della Moratti. Definiti i livelli di apprendimento
da raggiungere è essenziale individuare modalità
didattiche differenziate, finalizzate al
successo scolastico,
cioè alla
riduzione delle ripetenze e degli abbandoni.
Questo è il senso della scuola dell'obbligo che impegna la
Repubblica ad investire in strutture, tecnologie e
personale perchè tutti i ragazzi - tutti e non uno di meno
- raggiungano i livelli di istruzione "obbligatori". Il
risparmio
che ne può derivare è un effetto positivo di una
innovata strategia
educativa.
Anche in questo caso, come per altri aspetti della
Finanziaria sulla Scuola, dunque, gli obiettivi di
razionalizzazione si collocano dentro scelte qualitative
di carattere didattico e riforme strutturali.
E'
certamente fuori luogo pensare che con una Legge
Finanziaria si possa dire agli insegnanti "non bocciate".
Molto diverso è cercare di quantificare (peraltro in una
relazione tecnica) gli effetti finanziari di scelte di
politica scolastica. Non sollecitiamo dunque ad essere di
"manica larga", ma ad attrezzarci tutti per una scuola che
faccia realmente imparare. |
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È
stato detto che bisognerebbe ridurre drasticamente -
di 200.000 posti - il numero dei docenti, magari non
licenziandoli in tronco, ma non sostituendo i
pensionamenti. Questa affermazione si fonda sul
raffronto tra alcuni parametri europei e italiani
(Rapporto Docenti/Alunni in Italia è di 1:10 contro
una media europea di 1:14; la spesa media procapite
per alunno in Italia è superiore a quella degli altri
Paesi europei), da cui si ricaverebbe l'eccesso e
l'inefficacia della spesa scolastica in Italia. Si
propone quindi, come primo contributo, che la
Finanziaria non realizzi il piano delle 150.000
assunzioni.
Con 200.000 insegnanti di meno il sistema scolastico
italiano avrebbe esattamente lo stesso rapporto di
1 docente
per 14 alunni corrispondente alla
media europea.
Diamo allora alcuni dati: |
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Docenti
soprannumerari: 4.617 unità
. Docenti
inidonei per motivi di salute: 6.785
unità
. Docenti
comandati presso altri ministeri,
esoneri sindacali, ecc.: circa 25.000 unità
. Docenti dell'educazione
degli adulti (computati sulle classi
diurne): circa 10.000 unità |
Queste circa
46.000 unità
dovrebbero essere contabilizzate in modo più
appropriato, non come organici di personale docente
riferiti
ai quasi 8 milioni di ragazzi, sui
quali vengono calcolati gli indici numerici.
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Docenti di
sostegno per i disabili: 80.486 unità*
. Incremento di 37.470 classi per effetto della
presenza di alunni disabili (meno 5 alunni per classe
rispetto al tetto massimo), corrispondente ad un
aumento di 74.940 docenti |
Oltre
150.000 docenti sono utilizzati per l'integrazione
dei ragazzi disabili nella scuola,
mediante il sostegno fornito appunto da personale
docente, scelta politica di fondamentale importanza,
sulla quale non intendiamo retrocedere. Negli altri
Paesi europei esistono scuole e percorsi formativi
differenziati per i disabili e per i ragazzi in
difficoltà, i cui costi sono imputati alle politiche
sociali, non all'ordinamento scolastico. |
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Il tempo
pieno nella scuola dell'infanzia (nel
90.4% delle classi) comporta l'incremento di 38.215
docenti
. Il tempo
pieno nella scuola elementare (nel
24.13% delle classi) comporta l'incremento di 16.297
docenti- Il
tempo prolungato
nella scuola media (nel 28.64% delle classi) comporta
l'incremento di 26.116 docenti |
Oltre
80.000 docenti sono dedicati ai
modelli educativi di tempo pieno e di tempo
prolungato, che intendiamo salvaguardare e
valorizzare, in base alle scelte delle famiglie e
delle scuole autonome. In numerosi Paesi europei le
attività eccedenti l'orario diurno vengono imputate
non all'ordinamento scolastico, ma ad altri settori
(sociale, del tempo libero, culturale) delle
amministrazioni pubbliche. |
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Vanno tenute in considerazione, infine, le
caratteristiche
geomorfologiche dell'Italia, in cui 16
milioni di ettari sono zone montane, giustamente
dotate di scuole che hanno classi con numerosità
fortemente inferiore alla media nazionale di 20,6
alunni. |
Dai dati citati risulta evidente che il presunto
numero eccedente degli insegnanti italiani rispetto
alla media europea è conseguenza, da un lato, di
modalità di
calcolo che intendiamo correggere e,
dall'altro, di
scelte strutturali
di politica scolastica che non
intendiamo modificare.
Proprio il dato medio di 20,6 alunni per classe, già
elevato, che con la Finanziaria intendiamo
incrementare a 21, fa luce sulle reali caratteristiche
della nostra scuola, nella quale troviamo, in molte
realtà, classi molto numerose.
Una riflessione approfondita su questi temi andrà
condotta, anche qui in una logica strutturale,
nell'ambito della ridefinizione delle Indicazioni
sulla scuola dell'obbligo e della riforma della scuola
superiore, avendo come obiettivo il
superamento
dell'eccesso di specializzazioni
presenti nella scuola superiore (495 diverse
specializzazioni) e riflettendo sulla
numerosità delle
discipline. |
* Il numero delle unità è stato calcolato sulla base degli
stipendi effettivamente pagati (sono inclusi docenti di
ruolo e non di ruolo); vengono rapportati ad unità docenti
part time o che ricoprono spezzoni di orario (ad esempio 3
spezzoni da 6 ore, ricoperti da 3 persone diverse, sono
contabilizzati 1 unità). |
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Allarme tagli e allarme sprechi
Allarme tagli e allarme sprechi
sottendono
idee di scuola contrapposte, ma che portano
paradossalmente ad una medesima conclusione politica: non ci sono
le condizioni per cambiare nulla.
I primi ritengono che qualsiasi cambiamento si possa fare soltanto
aggiungendo risorse
e non modificando nulla dell'esistente, prevedendo soltanto un
percorso incrementale, di fatto incompatibile con la necessità di
governare la spesa.
Per i secondi la scuola è il luogo dello spreco, della
inefficienza e della inefficacia, un "disastro" che può essere
affrontato solo attraverso un drastico
ridimensionamento del personale
e delle risorse investite. Solo da qui si può dare
inizio alla "rinascita" fondata sulla competizione delle
"scuole-aziende" nell'ambito del "mercato dell'istruzione". In
sostanza dovrebbe cambiare tutto, per poi prendere atto che, per
le troppe resistenze, non può cambiare nulla.
La nostra scelta è quella invece del
cambiamento passo passo,
in una logica riformista di azioni concrete per il cambiamento.
Anche la Finanziaria è un primo strumento legislativo utilizzato.
Una finanziaria che contiene le prime norme per realizzare la "scuola
che vogliamo", una scuola
- che include e che non lascia indietro nessuno
- più sicura e di qualità
- più autonoma e legata al territorio
- che valorizza l'struzione tecnica e professionale
- che utilizza al meglio le risorse
Una
Finanziaria che, nel percorso parlamentare, può essere
ulteriormente migliorata. |