Stipendi europei e fine del precariato: da TuttoscuolaNews N. 239, 27/3/2006
ci vogliono 4 miliardi di euro l'anno. "Una volta gli insegnanti in Italia erano poveri ma rispettati. Oggi sono solo poveri. E questo è inaccettabile". Lo ha sottolineato, con dolorosa crudezza, il direttore di Tuttoscuola, Giovanni Vinciguerra, aprendo la tavola rotonda con i leader del centrosinistra Rutelli e Fassino e il segretario generale della Cisl Pezzotta al convegno "La buona scuola" promosso dalla Cisl. Il programma dell'Unione propone alcune misure volte a valorizzare il ruolo dei docenti, in grado teoricamente di dare una sterzata a questo andamento, tra cui spiccano: l'adeguamento delle retribuzioni del personale della scuola al livello dei Paesi europei e l'assorbimento del precariato, immettendo in ruolo coloro che già lavorano nella scuola. Obiettivi ambiziosi. Ma quanto raggiungibili? In campagna elettorale, si sa, le promesse sono facili. Ma non è altrettanto facile mantenerle quando si è al governo. Almeno questo insegna la storia italiana. Per valutare il grado di attendibilità di questi obiettivi contenuti nel programma dell'Unione abbiamo fatto due calcoli. Quanto costerebbero? L'adeguamento retributivo all'Europa, considerando che le retribuzioni medie dei docenti italiani sono tra l'8 e il 15% più basse della media europea (-13% per scuola primaria, -8% per secondaria I grado, -15% per la secondaria di II grado) costerebbe per gli 831 mila docenti italiani circa 3 miliardi di euro all'anno (e la stima, approfondita nella news successiva, non include gli incrementi retributivi per il restante personale delle scuola). La lotta alla precarietà costerebbe invece circa 1 miliardo di euro l'anno. Infatti i docenti precari in servizio come supplenti annui o temporanei sono 120 mila: i posti vacanti a settembre 2006 saranno 33 mila, mentre i restanti 87 mila verrebbero assunti in soprannumero ricorrendo probabilmente all'organico funzionale; ad essi vanno aggiunti 85 mila ATA (con 80 mila posti vacanti). Il differenziale di costo per questi 205 mila lavoratori precari, nel caso di immissione in ruolo, sarebbe di circa mezzo miliardo per il primo anno e di circa 1 miliardo a partire dal secondo anno. Insomma 4 miliardi di euro l'anno da mettere sul piatto.
ce li possiamo permettere? Ma, pur immaginando una ragionevole gradualità nel raggiungere questo obiettivi, 4 miliardi di euro l'anno sono una cifra realistica per un paese già appesantito da un debito di 1.542 miliardi di euro e con un rapporto deficit/Pil nel 2005 del 4,3%, superiore alla soglia del 3 per cento fissata a livello europeo? "Tutto il personale della scuola ve ne sarebbe grato - ha detto Vinciguerra al convegno parlando ai due leader del centrosinistra – ma avendo già ascoltato molte promesse in proposito, purtroppo non mantenute, e trattandosi di importi molto impegnativi, non c'è da stupirsi che le consideri con prudenza e con un pò di scetticismo. Dove trovare quelle risorse? La domanda il direttore di Tuttoscuola l'ha rivolta direttamente all'on. Fassino. Il segretario dei DS ha confermato l'impegno dell'Unione sul fronte dell'assorbimento del precariato e della valorizzazione degli stipendi, in modo da portarli nella media europea, specificando che si tratta di traguardi da raggiungere nell'arco della legislatura (ma per i 113 mila posti vacanti, tra docenti e personale ATA, il programma dell'Unione parla di "immediata copertura"). Riguardo ai costi dell'operazione ha dichiarato che la via maestra per finanziare lo sviluppo, a partire dalla formazione delle risorse umane, passerà anche da una rigorosa politica fiscale: "basterebbe fare emergere il 30% di quel 25% di economia sommersa che attualmente sfugge al fisco". Il centro-sinistra nella legislatura 1996-2001 aveva dimostrato di sapersi muovere nella giusta direzione. Ma serve un vasto accordo politico, sociale e istituzionale, che duri per l'intera legislatura. A meno che nel riferirsi ai salari europei, da anni punto di riferimento per il sindacato della scuola (ma anche - ricorderete - per l'allora ministro dell'istruzione Tullio De Mauro), il programma dell'Unione non sottintenda, un pò furbescamente, l'Europa divenuta nel frattempo a 25, con l'ingresso di Paesi come Polonia, Repubblica Ceca, Estonia, Cipro, etc: la nuova media dei salari dei docenti dell'Europa a 25 è certamente più bassa, e allora non ci sarebbe da investire molto e gli incrementi retributivi sarebbero molto contenuti o addirittura nulli. Ma se così fosse, questo non sarebbe proprio il modo, come si legge nel programma dell'Unione, di "riconquistare la fiducia degli insegnanti". |