Istituti tecnici:
quel che gli aspiranti premier non sanno.
da
Tuttoscuola 15 marzo 2006
Nel primo confronto televisivo tra i due
aspiranti premier non poteva mancare una domanda sulla scuola e sul
futuro della riforma Moratti.
Romano Prodi, dopo alcune dichiarazioni con le quali ha escluso
l'azzeramento della riforma preferendo interventi correttivi, è
intervenuto sul problema che forse gli sta più a cuore: il rilancio
degli istituti tecnici.
Tra l'altro ha attribuito alla riforma Moratti l'attuale crisi
dell'istruzione tecnica con conseguente fuga di iscrizioni e chiusura
di istituti.
Nella replica, Silvio Berlusconi ha difeso la Moratti e la sua
riforma, parlando bene dei licei tecnologici e lasciando cadere
l'accusa di Prodi, secondo cui la fuga in atto sarebbe dovuta proprio
alla legge di riforma.
Stupisce che entrambi non abbiano evidenziato (forse non sanno?) che
la crisi degli istituti tecnici non è congiunturale, ma ha radici più
profonde, di natura strutturale, le cui cause sono diverse, complesse
e consolidate.
La crisi è in atto da almeno dieci anni ed è costante in tutto il
territorio nazionale; una crisi iniziata prima della legge di riforma
costituzionale del nuovo Titolo V (che attribuisce la competenza
dell'istruzione e formazione professionale alle Regioni) e che precede
le riforme Berlinguer e Moratti.
Nel 1995/96 si iscriveva al 1° anno degli istituti tecnici mediamente
il 40,3% degli studenti; tre anni dopo gli iscritti erano scesi sotto
il 39%; nel 2000-01 erano al 37,5%.
Un decremento di iscritti continuato inesorabilmente negli anni
successivi per arrivare nel 2005/06 al 33,6%. E i primi dati ufficiosi
per le iscrizioni al prossimo anno scolastico confermano l'ulteriore
calo di iscritti agli istituti tecnici.
Per rilanciare l'istruzione tecnica il prossimo Governo dovrà fare i
conti anche con le cause che hanno generato il calo strutturale di
iscrizioni.