Alla lotteria della scuola

vince sempre chi ha di più.

Il Corriere della Sera del 31/3/2006

 

Se è vero che la politica delle risorse umane comincia dai banchi di scuola, non c’è da stare tranquilli leggendo il rapporto Ocse sui sistemi educativi nel mondo. Non solo perché si scopre che in Corea c’è il 30% di laureati contro il 12,5% dell’Italia e in «paesi come Cina e India stanno iniziando a produrre alte competenze a bassi costi». Ma anche e soprattutto per i confronti qualitativi.

A dispetto dei conclamati obiettivi egualitaristici, infatti, «il retroterra sociale svolge un ruolo maggiore nel determinare la performance di uno studente in Germania, Francia e Italia che negli Stati Uniti». Tanto che l’Ocse denuncia una «predisposizione classista» nei sistemi scolastici europei (finanziati «tassando i poveri per sussidiare le opportunità dei ricchi») ed avverte che «se l’Europa vuol mantenere la sua capacità competitiva ai livelli alti della catena di valore aggiunto, il suo sistema educativo deve essere reso più flessibile, più efficace e più facilmente accessibile a un ampio ventaglio di persone». Occorre quindi ampliare e diversificare l’offerta.

Ma anche qualificare meglio la domanda, demistificando innanzitutto quella caricatura delle pari opportunità che è l’egualitarismo e quella caricatura dell’eguaglianza che è l’uniformità (e la semigratuità) del sistema formativo. Si tratta di pregiudizi tanto diffusi da essere diventati senso comune. A Napoli, per esempio, c’è stato un overbooking nelle preiscrizioni a un liceo scientifico di una pregiata zona residenziale. La preside voleva rimediare sottoponendo gli aspiranti allievi a una serie di test. Ma le famiglie hanno invaso la sede d’esame e imposto, invece della selezione, il sorteggio, individuando nella lotteria il migliore istituto di garanzia delle pari opportunità. Ai livelli più alti, del resto, invece delle mamme del Vomero sono intervenuti più volte i Tar ad annullare i tentativi di introdurre il numero chiuso per l’accesso a determinati corsi universitari, sempre in nome della falsa equazione fra pari opportunità ed egualitarismo e fra eguaglianza e uniformità.

L’arrière pensée di questi atteggiamenti è che scuola e università non siano che parcheggi, da trovare possibilmente sotto casa. Quanto agli homeless, li si può parcheggiare dove capita. In fondo era solo don Milani che diceva che non è giusto fare parti uguali fra disuguali.