Il Corano a scuola?/1.

L'integrazione "repubblicana".

da TuttoscuolaNews N. 236, 13 marzo 2006

 

Ora si capisce meglio, anche da noi in Italia, il significato del grande dibattito che si è sviluppato negli ultimi anni in Francia, e che i nostri mass media hanno riduttivamente ricondotto alla questione del "velo islamico".

Si trattava in realtà, e si tratta ora per noi italiani, di decidere tra due modelli di integrazione degli stranieri e dei loro figli che scelgono di vivere nel nostro Paese. Il primo è un modello centrato sul diritto degli individui, a prescindere dalla loro nazionalità originaria, di agire e interagire liberamente, in condizioni di uguaglianza con tutti gli altri cittadini, portatori di analoghi diritti e doveri. Questa è la concezione laica, o "repubblicana", per dirla alla francese, dell'integrazione, che fa della libertà religiosa una delle libertà dell'individuo in quanto tale.

In quest'ottica uno studente di fede islamica (o cattolica, o altra) iscritto a una scuola italiana non può che limitarsi a "non avvalersi" dell'insegnamento della religione cattolica, che è aggiuntivo rispetto al curricolo ordinario, ma non avrebbe senso che chiedesse di sostituire l'IRC con l'insegnamento della religione islamica (o altra) alle stesse condizioni: servirebbero oltretutto uno o più appositi Concordati, tutti col diritto di "non avvalersi". Una ipotesi confusa e ingestibile, ma che se percorsa potrebbe sfociare in un modello di integrazione alternativo, quello neocomunitaristico.