La Commissione Europea s'impegna, per la
prima volta, a migliorare la conoscenza delle lingue. Dopo una
indagine, pesante per il nostro Paese
Multilinguismo, chance per l'Italia
documento-appello della Ue.
Daniele Semeraro,
la Repubblica dell'8/3/2006
ROMA - In base all'ultima indagine
Eurobarometro, i Paesi europei che possono vantare cittadini almeno
bilingui (in grado, cioè, di conversare in un'altra lingua rispetto
alla propria) sono il Lussemburgo (99%), Lettonia e Malta (93%) e la
Lituania (90%), mentre Francia (45%), Spagna e Italia (36%) e
Inghilterra (30%) si distinguono per un diffuso monolinguismo e quindi
si trovano nettamente sotto la media (che, per l'Europa a 25, è del
50%).
Non è tutto: tra le lingue che più vengono utilizzate a livello
europeo, oltre all'Inglese (parlato come lingua madre dal 13% dei
cittadini e come seconda lingua dal 34%), al tedesco e al francese,
l'italiano è parlato dal 13% dei cittadini come prima lingua, ma
solamente dal 2% come seconda lingua. Una situazione che fa della
lingua del Belpaese una Cenerentola europea, seguita solo dal Polacco
e dall'Olandese.
Per far fronte a queste grandi disparità, l'Unione Europea ha
elaborato un primo documento ufficiale sulle politiche linguistiche,
"A new framework strategy for multilinguism. Al motto del proverbio
slovacco "Più lingue conosci, migliore diventi", per la prima volta
l'Europa s'impegna a migliorare la comunicazione tra i cittadini
europei e le istituzioni.
L'aumento della mobilità e della cooperazione nel nostro continente,
infatti, rende indispensabile la buona conoscenza di più idiomi. Senza
dimenticare che le competenze linguistiche, oltre a favorire gli
scambi culturali e sociali, sono alla base del mercato globale, delle
strategie commerciali, della società dell'informazione e della
comunicazione tecnologica.
L'Unione Europea, si legge nel documento, fondata sull'"unità nella
diversità" (diversità di culture, di costumi, credenze) deve fare
qualcosa per migliorare la propria situazione. Tale diversità, in
effetti, è ben chiara se si guarda all'ambito linguistico: in Europa
convivono oltre 20 lingue ufficiali, almeno 60 regionali e una
moltitudine di lingue minoritarie che i vari sistemi scolastici
affrontano con esiti di vario tipo.
E proprio dopo aver preso in considerazione gli allarmanti dati di
Eurobarometro, la Commissione lancia l'allarme: gli stati membri
devono far di tutto per migliorare la propria situazione interna (in
campo linguistico, è chiaro) e devono attuare misure per promuovere
l'espansione del multilinguismo in una società che rispetti tutte le
identità linguistiche dei cittadini.
Per come l'intende l'Ue, il multilinguismo si riferisce dunque sia
all'abilità del cittadino di utilizzare più lingue per comunicare, sia
la coesistenza di idiomi diversi in una determinata area geografica.
Nel documento, in particolare, il termine è utilizzato per descrivere
il nuovo campo della politica dell'Unione per promuovere un clima che
può favorire la piena espressione di tutte le lingue.
Lo scopo dell'iniziativa è triplice: innanzitutto, incoraggiare
l'apprendimento delle lingue e promuovere le diversità; promuovere,
poi, una florida economia basata sul multilinguismo e fornire
aicittadini l'accesso alla legislatura dell'Unione Europea, alle
procedure burocratiche e alle informazioni nella loro stessa lingua.
"Il multilinguismo - si legge - è allora essenziale per far funzionare
senza intoppi l'intera Unione: aumentando la competenza linguistica
dei cittadini, infatti, si potranno raggiungere obiettivi sempre
maggiori, e in particolare si potrà fronteggiare una competizione
globale sempre crescente e si potrà migliorare il potenziale
dell'Europa nei confronti uno sviluppo sostenibile e migliori
condizioni di lavoro".
E, forse, proprio grazie al riconoscimento e alla valorizzazione
dell'identità nazionale anche l'Italia potrà spingere la propria
lingua oltre quel drammatico 2% di diffusione che la relega al
penultimo posto tra le lingue studiate in Europa.