Tornerà il Ministero della
"Pubblica" Istruzione?
da
Tuttoscuola dell'8/5/2006
Molti pensano che sia stata Letizia
Moratti a togliere l’aggettivo "pubblica" dalla denominazione
ufficiale del MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della
Ricerca). Ancora venerdì scorso, 5 maggio, compariva su "Repubblica"
la protesta di un lettore che chiedeva il ripristino dell’aggettivo,
"che è stato fatto sparire dalla Moratti".
In realtà l’attuale denominazione del MIUR risale al decreto
legislativo n. 300 del 1999, che ha riformato l’organizzazione del
governo in attuazione delle delega contenuta nella legge n. 59 del
1997 (legge Bassanini 1), e intendeva evidenziare la competenza del
Ministero su tutto il sistema di istruzione, e non solo sulla parte di
esso gestita direttamente dalla mano pubblica. Fu il centro-sinistra
insomma a volere la nuova denominazione, e ad ampliare formalmente la
nozione di "sistema nazionale di istruzione" fino ad includervi le
scuole non statali paritarie attraverso la legge n. 62 del 2000, art.
1 ("Il sistema nazionale di istruzione ... è costituito dalle scuole
statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali").
Al di là della questione nominalistica, sembra ora difficile che il
centro-sinistra voglia tornare sulla materia della parità – e sia in
grado di farlo senza suscitare un vespaio politico – modificando in
senso più statalista la normativa. Non per nulla, malgrado il forte
impegno della Rosa nel pugno per la scuola pubblica (intesa in questo
caso restrittivamente, come scuola gestita dalla mano pubblica), il
pur dettagliato programma dell’Unione non fa alcun cenno alla
questione.