Le nuove tecnologie permettono agli studenti di
riascoltare
e rivedere le lezioni dei propri professori. Con un piccolo
investimento economico
Quando la scuola diventa hi-tech
dal podcast alle web-radio, è boom.
di Tullia Fabiani,
la Repubblica del
4/5/2006
Microfoni accesi: la lezione comincia, il prof
la registra e poi è pronta per essere scaricata da un computer e
ascoltata. Ripetuta e imparata a memoria nel caso si tratti della
lettura di una poesia del Leopardi, o della parafrasi a un canto
dantesco. Dalla letteratura alle scienze, dalla musica alla rassegna
stampa, a scuola è l'ora del podcast. E delle web radio, diventate un
obiettivo di molti studenti e insegnanti.
La scoperta del podcasting come sistema utile alla didattica è
abbastanza recente nelle scuole italiane: c'è chi ha cominciato a
usarlo all'inizio dell'anno scolastico e chi nei mesi scorsi, ma in
ogni caso i protagonisti della "svolta tecnologica" si dicono
entusiasti dell'esperienza. E ci tengono a sottolineare che non si
tratta di intrattenimento o di esercizio ludico, ma di un'occasione
importante per rinnovare l'insegnamento.
Lo dimostrano i materiali audio e video delle varie scuole: le
videolezioni e le clip realizzate dall'Istituto Tecnico Professionale
Bodoni-Paravia di Torino che a settembre, nell'ambito del progetto
Didanext, ha inaugurato "RadioTony", la prima web radio scolastica; il
Multiblog del Liceo Scientifico Statale "E. Fermi" di Ragusa e la sua
"RadioTuttiFermi" che conta già molte rubriche seguite da 30 ragazzi e
una ventina di docenti (notiziari scolastici, sondaggi, rassegne
stampa). Come pure lo prova il lavoro degli studenti dell'Istituto
professionale di Cupra Marittima (Ascoli Piceno) con "DreamRadioStream"
e quelle delle Scuole Superiori del Piemonte e della Liguria riunite
nel progetto "Radio Zainet".
La voce dei docenti.
Ora, a parte la possibilità di avere a disposizione immagini, testi,
video, clip musicali e cicli di lezioni, viene da chiedere se c'è un
valore specifico nell'uso del podcasting a scuola? "Il Podcast offre
un contributo specifico all'insegnamento e all'apprendimento, rispetto
a molte altre soluzioni digitali precedenti - spiega Alberto Pian,
docente all'Istituto Bodoni-Paravia ed esperto di nuove tecnologie -
perché integra strumenti digitali e non, in un ambito unico". Pian ha
organizzato una struttura particolare di lezione: realizza schede
didattiche in formato pdf, e poi le trasmette ai ragazzi che le
ricevono sul computer. Inoltre registra spesso i dibattiti in formato
audio e video: "Lo scopo è che in classe si crei un certo clima di
attenzione e un interesse rinnovato allo studio. L'obiettivo - precisa
l'insegnante - non è che tanti altri ascoltino quello che facciamo ma
che gli studenti possano fruire attivamente di questi strumenti. Se
una web radio viene realizzata solo per diventare una vetrina della
scuola o per creare una redazione di studenti non credo abbia molto
senso da un punto di vista didattico. Se invece è un'occasione per
avviare i ragazzi a una padronanza linguistica e per farli scrivere
allora è altra cosa".
E sbaglia chi pensa a uno svilimento dell'insegnamento, anzi: "La
tecnologia va usata come strumento didatticamente utile, ma molti
insegnanti - nota Pian- ancora non conoscono le potenzialità del mezzo
e gli investimenti dovrebbero essere orientati a formare in tal senso
i docenti". Il problema infatti è soprattutto culturale: "Molti
docenti credono ancora che si tratti di attività d'intrattenimento -
osserva Carmelo Ialacqua, docente del Fermi e autore di Edublog -
altri invece sono incuriositi. Ma bisogna capire che è sempre più
difficile e improduttivo continuare una didattica tradizionale.
Secondo l'Ocse la scuola così com'è finirà nel 2015 se non si rinnova.
C'è una difficoltà enorme infatti a comunicare secondo vecchi codici e
non ci si può ostinare a ritornare solo sui libri di testo o a parlare
in classe. Si rischia di perdere una sfida fondamentale".
E a non voler correre questo rischio è anche Antonella Brugnoli,
insegnante di scuola elementare e coordinatrice della Rete "I ragazzi
del fiume", una realtà nata in Friuli che comprende 84 scuole e
coinvolge più di seimila ragazzi: "Nel nostro territorio si parlano
tre lingue italiano, sloveno, friulano - racconta Brugnoli - e abbiamo
pensato di comunicare attraverso il podcast. L'esperienza è
entusiasmante, lo strumento è facile da usare e piace moltissimo ai
bambini. Inoltre, nel caso di ragazzi disabili, l'utilizzo del podcast
si sta rivelando molto importante, dà importanti risultati
nell'apprendimento".
Il giudizio dei ragazzi.
Dunque gli insegnanti promuovono il podcast. E gli studenti che ne
pensano davvero? "Abbiamo colto subito con entusiasmo la proposta di
creare una radio-web d'istituto, per fare un'esperienza del tutto
nuova e originale - racconta Andrea Caruso che, insieme a Bruno
Giummarra e Luca Gulino, frequenta il Liceo Fermi di Ragusa e cura la
rassegna stampa di RadioTuttiFermi -. Ci piace l'idea di seguire una
rubrica e di leggere e commentare le prime pagine delle più importanti
testate nazionali. E poi questo lavoro ci impegna a seguire
costantemente i giornali e le notizie. Inoltre abbiamo la possibilità
di creare contributi originali per la rete".
Si capisce allora perché "il numero di studenti che collaborano a
questa iniziativa sta aumentando", come dice Salvatore Tummino, anche
lui coinvolto nell'avventura del podcast scolastico: "Mi occupo del
settore motori, raccogliendo news, curiosità, aggiornamenti e immagini
dal mondo delle due e quattro ruote - racconta -. Il lavoro non è
semplicissimo, ma con il prof e i compagni diventa più semplice,
divertente e istruttivo".