L'unico istituto pubblico italiano per la
ricerca educativa
A rischio le attività dell'Invalsi.
Benedetta P. Pacelli da
ItaliaOggi del
30/5/2006
È l'unico istituto pubblico italiano per la
ricerca educativa, l'Invalsi, e sopravvive grazie al lavoro di
collaboratori, giovani ricercatori con contratti a termine. Che
rischiano di essere mandati via.
Causa: la normativa italiana che non permette l'assunzione a tempo
indeterminato nella pubblica amministrazione, se non dietro decreto
specifico di autorizzazione del governo. A questo si aggiunge poi che
la legge finanziaria per il 2006 ha riportato ai livelli di tre anni
prima le risorse.
Selta, questa, che ha avuto ripercussioni pesanti all'Invalsi, vista
la quantità di precari utilizzata per le attività di ricerca:
l'organico è composto da 28 persone comandate, parte del ministero
dell'istruzione e parte del comparto scuola, e da 72 collaboratori,
che fino all'anno scorso, quando sono riusciti a strappare un
contratto annuale, hanno sempre avuto dei contratti semestrali.
Lo scorso 5 aprile i lavoratori erano stati informati che a giugno non
sarebbero stati rinnovati 51 contratti e forse molti licenziati.
È poi giunta invece la notizia che i contratti sono tutti rinnovati
fino al prossimo 31 dicembre. Emanuele Garozzo, direttore generale
dell'Invalsi, spiega a ItaliaOggi che l'operazione, che darà un po' di
ossigeno all'istituto, è stata possibile facendo riconoscere l'ente
come nato nel 2005. È questo infatti l'anno a partire dal quale
l'Invalsi è l'unico ente di valutazione del sistema scolastico
riformato dalla legge Moratti.
In questo modo ci sono gli stanziamenti per rinnovare il contratto dei
collaboratori almeno fino alla fine dell'anno.
´Ma le cose dovrebbero cambiare a monte, con un decreto specifico di
assunzione a tempo indeterminato', prosegue Garozzo, ´anche perché il
problema si riproporrà con l'inizio del nuovo anno'.
L'appello è al nuovo governo, perché le attività dell'istituto escano
dalle secche della precarietà. In caso contrario, l'Italia rischia di
uscire dagli studi comparativi promossi dall'Ocse (Organizzazione per
la cooperazione e lo sviluppo economico) e dall'Iea (International
evaluation association).