Parla Mariangela Bastico, nominata
all’Istruzione.
Dopo una lunga battaglia sulla riforma Moratti.
Bologna: «Non sarò un viceministro “contro”».
di Antonella Cardone, da
l'Unità
del 19/5/2006
VICEMINISTRO «Quando mercoledì mattina mi è
stata fatta la proposta, la prima reazione è stata quella di dire:
“Non è possibile, non posso andarmene, qui ci sono troppe cose da
portare avanti”. Poi mi sono detta che magari poteva essere
l'occasione di realizzare questi programmi anche a livello nazionale,
e mi sono sentita di non potere dire di no».
Ed è così che ieri Mariangela Bastico ha lasciato il suo ufficio di
viale Aldo Moro e ha fatto rotta verso Roma per assumere l'incarico di
viceministro all'Istruzione. Dal 2000 guidava l’assessorato alla
Scuola, Formazione professionale e Lavoro della Regione Emilia-Romagna.
Una lunga esperienza contrassegnata dalle battaglie contro i danni
della riforma Moratti sulla scuola e della legge 30 sul lavoro.
Ora la cinquantacinquenne modenese, già sindaco della città della
Ghirlandina, arriva al Governo al fianco di Giuseppe Fioroni.
Viceministro Bastico, allora,
preoccupata per il nuovo impegno?
Penso anzitutto che sia il riconoscimento della capacità di
innovazione che, come Regione, abbiamo speso sulla scuola in un
periodo particolarmente difficile quale è stato quello del governo di
centro destra. Credo che si voglia anche premiare il lavoro di
elaborazione e confronto prodotto assieme alle altre Regioni, nonché
con le forze politiche del centro sinistra nella costruzione del
programma di governo.
Sarà difficile scrollarsi l’etichetta
di spina nel fianco dell'ex ministro Moratti?
Le leggi che abbiamo promosso in Emilia-Romagna non sono mai state in
una logica "contro", ma per il miglioramento della scuola. Oggi c'è
l'opportunità di applicare la stessa logica a livello nazionale,
portando la ricchezza e la validità dell'esperienza emiliana.
Quali saranno le linee di azione?
Personalmente sono sempre stata convinta della centralità
dell’istruzione come leva su cui agire per attivare concretamente i
diritti di ogni cittadino e come potente strumento per lo sviluppo
economico e sociale del Paese. Se si vogliono dare uguali opportunità
a tutti le ragazze e i ragazzi del nostro Paese, non si può che
partire dalla scuola.
Riguardo la formazione professionale?
È un ambito di competenza prettamente regionale, ma sul tema ritengo
ci sia la necessità di regole quadro nazionali, per dare forma a un
sistema oggi troppo frammentato. C'è da lavorare, ad esempio,
sull’accreditamento degli enti di formazione o su una normazione
nazionale delle qualifiche professionali, che garantirebbero ovunque
la validità del titolo rilasciato.
Che ne pensa del numero di donne del
nuovo Governo Prodi?
È positivo che sia maggiore rispetto a tutti gli altri precedenti
governi, ma il fatto che siano in prevalenza ministri senza
portafoglio dimostra come bisogna investire di più per garantire alle
figure femminili la visibilità che meritano. Mi consola l’alto numero
di sottosegretarie, ma occorre rilanciare il tema delle quote per
garantire la presenza delle donne in politica.
Lascia con rimpianto il lavoro a
Bologna?
Decisamente sì, in questo momento sono a Roma, in cerca di una stanza
per passare la notte. Ma domattina sarò di nuovo nel mio ufficio in
Regione, mi manca già.