L'ottavo Rapporto AlmaLaurea su 180mila
laureati. Diminuiscono i "fuori corso"
e, tra master e specializzazioni, si preferisce proseguire gli studi
Si laureano prima e restano in aula.
Ecco gli studenti "figli della Riforma".
Boom di ingressi in università dopo i 30 anni.
Il convegno sui risultati
Federico Pace, la Repubblica del
24 maggio 2006
Sono più rapidi a raggiungere la laurea. Ma non
smettono di studiare. Tanto che sono sempre di più, tra quelli che
possono uscire dall'università dopo tre anni, a voler continuare.
Frequentano master, corsi di specializzazione o lauree specialistiche.
Senza contare che proprio tra loro, tra i "laureati brevi", cominciano
a farsi notare i primi, numerosi, "fuori corso". E appare il nuovo
fenomeno di chi, compiuti i 30 anni, decide di iscriversi
all'università.
Sono queste alcune delle tendenze registrate dall'ottavo Rapporto sul
profilo dei laureati realizzato da AlmaLaurea - presentato oggi a
Verona - che ha coinvolto 38 atenei del consorzio e preso in esame i
percorsi di 180 mila laureati di cui 79 mila di primo livello e 97
mila pre-riforma.
Dei laureati del 2005 è davvero difficile cogliere un'unica immagine
che ne esaurisca tutte le caratteristiche. I laureati da tempo, si
dice, non sono più tutti uguali. E lo saranno sempre meno. Eppure
qualcosa si può provare a cogliere.
Dei quasi 80 mila di primo livello, sono 50 mila quelli che hanno
seguito solo corsi triennali. Sono i figli della riforma che
l'indagine chiama "puri". Quelli che mostrano i migliori risultati.
Hanno i voti più alti e si laureano velocemente. All'età record di 24
anni (leggi l'identikit
del "triennale").
I più rapidi, tra loro, a ultimare gli studi sono stati quelli di
ingegneria (22,9 anni). In coda invece quelli del gruppo
dell'insegnamento (25 anni). Sembrano studenti perfetti, conoscono
l'inglese un po' di più di quanto non accadesse l'anno scorso ma hanno
fatto ancora poca esperienza di studi all'estero. Ma quest'anno appare
chiaro un altro contraddittorio fenomeno: oltre un terzo di loro non è
riuscito a concludere in tempo gli studi.
Altri dubbi sulla efficacia della riforma li fa sorgere il dato, a
conferma di un'evoluzione già emersa in passato, secondo cui più di
otto su dieci dei laureati triennali intendono proseguire in qualche
modo gli studi. Se si considerano anche gli "ibridi", ovvero coloro
che provengono da corsi pre-riforma, complessivamente il 78,6 per
cento dei laureati di primo livello preferisce continuare a studiare e
a questi vanno aggiunti anche il 54,4 dei laureati pre-riforma (tabella).
Sono in seimila invece quelli che sono riusciti a portare, per primi,
a compimento il "3 2". Per lo più studenti dell'area di ingegneria,
dell'area economico-statistica e politico-sociale. Tutti con un
profilo impeccabile: il 95 per cento si laurea con un voto altissimo
(109,2).
Se si guarda alla regolarità degli studi, negli ultimi cinque anni il
miglioramento è stato significativo. Nel 2001 quelli che non
riuscivano a raggiungere la laurea in tempo erano il 70 per cento.
Oggi è il 49 per cento. Diminuisce così il tempo di permanenza in
facoltà: si entra a 20,6 anni (prima era 20 anni) e si esce a 26,9
anni (tabella). Senza contare che oggi quasi un laureato su cinque (il
18%) riesce ad arrivare alla laurea prima dei 23 anni.
Pressoché immutato negli anni, invece, il tempo impiegato a mettere a
punto l'ultima fatica. I laureati "tradizionali" hanno bisogno di
quasi nove mesi per scrivere la tesi mentre i laureati triennali ce ne
mettono quattro.
Da sottolineare, in ultimo, il fatto che sono quasi 10 mila i laureati
usciti nel 2005 che si erano iscritti all'università dopo aver
compiuto il trentesimo anno d'età. Per lo più hanno il titolo di
laurea di primo livello (sette su dieci) nell'ambito delle professioni
sanitarie, di corsi economico-statistici e nel gruppo
politico-sociale.