Gli psicologi: non sopportano le difficoltà a scuola e in famiglia.
Centro di prevenzione al Fatebenefratelli
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«Suicidi tra i giovani, un’emergenza sociale».

L’associazione Amico Charly: 1.500 tentativi nel 2005.
È la seconda causa di morte tra i 15 e i 24 anni
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di Simona Ravizza da Il Corriere della Sera del 6 Maggio 2006

 

Ventimila adolescenti a Milano (e provincia), nonostante la giovane età, per almeno una volta nella vita sono stati sfiorati dal pensiero che colpì Peter Pan prima dello scontro finale con i pirati: «Morire sarà una splendida avventura». È un’idea assurda che ogni anno si traduce nel tentato suicidio di mille/millecinquecento giovanissimi, decisi a farsi del male da soli già a 11 anni. I baby-suicidi oggi rappresentano la seconda causa di morte tra i 15 e i 24 anni, dopo gli incidenti stradali (in dieci anni, in Lombardia, ne sono stati accertati oltre 600). I dati fotografano ormai un’emergenza sociale a tutti gli effetti, particolarmente diffusa a Milano rispetto al resto d’Italia. Così adesso, per fronteggiare il fenomeno, l’ospedale Fatebenefratelli inaugura in corso di Porta Nuova un servizio specializzato nel trattamento di ragazzi a rischio: nei reparti di pediatria e medicina saranno messi a disposizione posti letto per offrire agli adolescenti attratti dalla morte un’assistenza mirata con percorsi di psicoterapia. È un progetto sperimentale, unico in Italia, svolto in collaborazione con esperti del Crisis Center, il centro di ricerca e trattamento dei comportamenti autolesivi nell’adolescenza, voluto dall’associazione L’amico Charly . Il finanziamento necessario, 450 mila euro distribuiti su tre anni, è stato stanziato dalla Regione.

In difficoltà ad affrontare i piccoli (grandi) problemi quotidiani (scuola, amicizie, rapporto con i genitori), critici nei confronti del proprio corpo, con disturbi d’ansia e di stress: il desiderio di togliersi la vita scatta nel 4% degli adolescenti spesso per motivi che, a prima vista, sembrano banali.

«In realtà, i giovani si arrovellano su interrogativi lancinanti - spiega Gustavo Pietropolli Charmet, direttore scientifico de L’Amico Charly -. È necessario dare una risposta all’altezza. Fino al 60% dei suicidi sono preceduti da un tentativo: mettere a disposizione un pronto soccorso psico-socio-sanitario è fondamentale proprio per evitare il ripetersi del gesto».

Per Mariagrazia Zanaboni, presidente dell’associazione, mai come oggi il passaggio dalla pubertà all’età adulta è segnato da gravi crisi evolutive, anche perché «siamo nell’era del consumismo, della libertà estrema, della perfezione, del narcisismo e del desiderio di fama».

La fase più critica è intorno ai 16 anni, ma la volontà di togliersi la vita adesso coinvolge anche bambini di 11. Il 60% dei tentati suicidi è messo in atto da ragazze. Il suicidio, invece, è più diffuso tra i maschi (75% dei casi). Claudio Mencacci, direttore del dipartimento di Psichiatria del Fatebenefratelli, ha un obiettivo su tutti: «Bisogna riuscire a convincere gli adolescenti a non pensarla più come Peter Pan, il ragazzo che non voleva crescere - dice Mencacci -. Bisogna aiutarli a sposare, invece, la tesi dell’autore del romanzo». Sir James Matthew Barrie era infatti convinto che «vivere può essere una splendida avventura».

sravizza@corriere.it
Simona Ravizza