Nella notte «chiusa bene» la lista dei ministri.
Sei le donne. Violante fuori.

Amato al Viminale, Mastella alla Giustizia
Letta e Micheli sottosegretari alla Presidenza. Bindi alla Famiglia. Violante fuori.

Monica Guerzoni, Il Corriere della Sera del 15/5/2006

 

ROMA — Un'ultima, infinita notte a trattare e mediare e intorno a mezzogiorno, dopo uno scontro che definisce «meno sanguinoso del previsto», Romano Prodi scioglierà la riserva e proporrà la sua squadra per Palazzo Chigi. Orgoglio per l'incarico e un po' di delusione per i contrasti interni all'Unione, per il clima «da bilancino» che lo ha costretto ad arrancare di vertice in vertice, fino all'ultimo minuto. «La lista dei ministri è chiusa ed è chiusa bene» respira di sollievo il leader all'una e mezzo di notte, dopo che nel pomeriggio si era sfogato con i suoi, «seccato» per le troppe pretese degli alleati. E oggi alle 10, in extremis, nuovo vertice dell'Ulivo.

Solo sei le donne, il 25 per cento e non il 30 come Prodi aveva promesso. Punti di forza Giuliano Amato al Viminale, Massimo D'Alema vicepremier e ministro degli Esteri, Francesco Rutelli vicepremier e ministro dei Beni culturali, Tommaso Padoa-Schioppa all'Economia, Arturo Parisi alla Difesa. «Non dovrebbero esserci gravi problemi residui» sperava il Professore nel pomeriggio lasciando il Quirinale. Forse non saranno gravi ma certo sono tanti, i problemi con cui il capo dell'Unione ha dovuto combattere nella sua lunga vigilia. D'altronde, come dice il Professore, risolverli «è la parte più bella della politica»... Clemente Mastella se ne sta chiuso in mobilitazione permanente nel timore che gli portino via la Giustizia. E la spunta. La Rosa nel Pugno chiede «peso politico» e alle dieci della sera Enrico Boselli ed Emma Bonino, reduci da battibecchi nella famiglia radical- socialista, salgono lo scalone di Santi Apostoli: ne scenderanno a mezzanotte, «delusi» ma con l'accordo in tasca per gli Affari europei e il commercio internazionale.
E c'è nervosismo nella Quercia perché Giovanna Melandri guiderà un nuovo dicastero intitolato a Giovani e Sport, mentre Goffredo Bettini, che aspirava ai Beni culturali, resterà fuori.

E ancora. I Ds non gradiscono che la Margherita, con Enrico Letta, abbia il sottosegretario unico alla presidenza del Consiglio e così, all'una di notte, ecco che ne spunta un secondo, il prodiano Enrico Micheli con delega ai Servizi. Tali e tanti garbugli che il Professore, di scorporo in scorporo, si è rassegnato a veder lievitare il numero dei dicasteri.

Il caso Rosy Bindi investe Rifondazione. Con il Welfare «spacchettato» in tre la pasionaria della Margherita andrà alla Famiglia e pazienza se il Prc protesta perché, tolto anche il Lavoro, a Paolo Ferrero restano solo le Politiche sociali. Ha protestato anche lei, la Bindi («Famiglia, e che roba è?»), ma poi si è rassegnata. E Antonio Di Pietro? Annuncia che le Infrastrutture sono sue, ma chissà se lo hanno informato che i Trasporti andranno al Pdci, che visti i veti su Alberto Asor Rosa è pronto a schierare il rettore di Viterbo Marco Mancini o il sindacalista Giampaolo Patta.
Alfonso Pecoraro Scanio l'ha spuntata, avrà l'Ambiente. E Paolo Gentiloni le Comunicazioni. Ma nei Ds è di nuovo burrasca tra dalemiani e fassiniani. Il segretario ha ottenuto Rapporti col parlamento e Riforme per Vannino Chiti e Lavoro per Cesare Damiano, così Luciano Violante resterà fuori.
Pierluigi Bersani va alle Attività produttive, Barbara Pollastrini alle Pari opportunità e Fabio Mussi all'Università. E Livia Turco soffia la Salute a Beppe Fioroni, che andrà all'Istruzione. Mancava un ministro del Sud e i Ds hanno scelto il bassoliniano Luigi Nicolais per Innovazione e funzione pubblica: ci sperava Linda Lanzillotta, ma dovrà contentarsi degli Affari regionali.
Quattro viceministri ai Ds (tra cui Visco all'Economia), due alla Margherita (D'Antoni e Pinza), uno a Rifondazione (Sentinelli agli Esteri) e nomi della società civile tra i sottosegretari.