Mussi, uno spiraglio nel tunnel universitario.
Manuela Bianchi da Aprile On Line.info del 5/7/2006
“Vogliamo e dobbiamo invertire il lungo percorso di declino del nostro Paese, a cui il governo Berlusconi ha dato una nuova accelerazione”. Questo l'obiettivo generale indicato da Fabio Mussi, ministro dell'Università e della ricerca, nel corso della audizione davanti alla commissione cultura della Camera tenutasi ieri a Montecitorio. Parole che lasciano ben sperare nella tanto attesa inversione di tendenza rispetto agli scempi del precedente governo in fatto di ricerca e università, settori cardine per lo sviluppo del Paese. Così come convince la strategia che Mussi intende seguire nel raggiungimento dell’obiettivo. Il ministro ha infatti annunciato modifiche alla riforma dei docenti universitari e una radicale riforma del sistema dei concorsi, ricordando come “Nella scorsa legislatura il parlamento è stato impegnato in una farraginosa discussione su un testo di riforma della docenza che mostra di non aver risolto nessuno dei problemi sul tappeto” costringendolo, nel giro di un mese, ad “Intervenire due volte per consentire l'attribuzione di incarichi e supplenze da parte dei rettori”. “Vogliamo più autonomia per l'Università, e quindi anche più responsabilità” ha detto Mussi, spiegando come la responsabilità debba fondarsi su una rigorosa valutazione del merito, e annunciando che verrà presentato un provvedimento di riforma della governance universitaria. Autonomia, poi, da realizzare attraverso la gestione diretta di budget e immagine da parte di ogni singolo ateneo compresa, tendenzialmente, anche quella dei docenti, pur mantenendo il principio di valutazione comparativa. Mentre il baricentro della procedura, cioè i concorsi, va spostato ai risultati. E a tale proposito annuncia, tra le misure da intraprendere, la presentazione di una legge istitutiva dell'Agenzia per la valutazione, indipendente e dotata di poteri forti. Sul versante più specificamente studentesco, una uscita dal tunnel di una condizione universitaria drammatica e discriminante è stata prospettata da Mussi quando ha annunciato uno dei pilastri del programma del ministero: “Abbattere tutte le barriere (comprese le barriere di genere) che ostacolano la diffusione nella società dei giovani che escono dall'università" anticipando a tale proposito "L'organizzazione di una conferenza nazionale sulla condizione studentesca”. Sul tappeto la definizione di uno statuto dello studente in cui siano ben chiari tutti i diritti e i doveri che comportano l'iscrizione all'università e la realizzazione di un programma di borse di studio “che rimuova gli ostacoli finanziari che impediscono agli studenti meritevoli e privi di mezzi di iscriversi e/o frequentare l'università”. Non senza toccare il delicato sistema delle tasse universitarie, che il ministro intende “rendere più flessibile modulandolo al reddito dello studente e alla qualità dell'ateneo”. Per quanto attiene all’ambito della ricerca, Mussi ha dichiarato che “Occorre passare da un modello non più sostenibile, quello dello ‘sviluppo, peraltro sempre più scarso, senza ricerca’ all’unico modello sostenibile, quello dello sviluppo fondato sulla ricerca”. L’ambizioso programma ministeriale passa per una legge delega per il riordino degli enti di ricerca, volta ad attuare migliori politiche di integrazione della ricerca scientifica ad ogni livello: europeo, nazionale, regionale e locale. Ma per fare questo sarà necessario “correggere alcuni errori compiuti dal passato governo” ridimensionando il processo di burocratizzazione messo in atto dal governo Berlusconi e arrestando la pratica dello spoil system, ritenuta un delitto. La politica di Mussi punta al raggiungimento di una maggiore autonomia dei ricercatori degli enti pubblici che dovranno “partecipare in maniera decisiva alla formazione dei propri gruppi dirigenti, con l’introduzione per le nomine del metodo dei search commitees che presentino autonomamente rose di nomi al ministro” . Altro obiettivo, riportare fuori dal Cnr l’ Istituto nazionale di fisica della materia che, prima di venire inglobato dal colosso della ricerca, “funzionava bene, produceva buoni risultati, era un esempio di organizzazione e di autonomia”. A conforto della strategia mussiana nell’ambito della ricerca, i numeri della manovrina varata dall’ultimo consiglio dei ministri, che comportano vantaggi per le imprese che investono in ricerca pari a 1 miliardo di euro: “La manovrina – chiarisce Mussi – prevede che la deducibilità fiscale delle spese per la brevettazione e il know-how delle imprese verrà applicata non più in tre, come già previsto, ma in due esercizi fiscali” e che “ la deduzione fiscale per studi e ricerche viene effettuata già nello stesso esercizio in corso”. Chissà che le dichiarazioni di Mussi in commissione cultura non possano essere accolte favorevolmente dai docenti dell’Andu (Associazione Nazionale Docenti Universitari) da qualche giorno usciti dal Congresso Nazionale che ha avuto luogo a Firenze a partire dal 30 giugno scorso, in cui sono state approfondite le questioni cruciali della docenza e della governance dell’istituto universitario e avanzate proposte specifiche a cui la politica avrà il compito di dare una risposta adeguata. |