Università, restyling in fumo.
da ItaliaOggi del 3/7/2006
Il restyling dell'università in fumo. Restano al
palo le nuove classi di laurea e le nuove modalità di accesso agli
ordinamenti professionali. Entrambi i provvedimenti erano stati messi
a punto sall'ex sottosegretario al Miur, Maria Grazia Siliquini.
Mentre, però, il decreto che dà attuazione al percorso a Y è stato
ritirato, quello sull'accesso ha fatto ritorno al Mininistero di
Piazzale Kennedy con una serie di rilievi della Corte dei Conti. La
magistratura contabile, infatti, chiamata a dare il suo visto di
legittimità (ultimo atto prima della pubblicazione sulla Gazzetta
Ufficiale) ha rispedito il provvedimento al mittente chiedendo
chiarimenti. A Fabio Mussi spetterà quindi, ora, il compito di
decidere cosa fare. Di sicuro i decreti in questione vanno rivisitati.
Ma vediamo meglio quale novità in questi provvedimenti.
Classi di laurea.
I due decreti ritirati rivisitavano il vecchio 3+2 (riforma
Berlinguer-Zecchino). E avrebbero dovuto dare attuazione al percorso a
Y. Cioè un primo anno di attività didattiche comuni, con una netta
separazione tra il percorso professionalizzante che conduce alla
laurea triennale (1+2) e il percorso metodologico per conseguire la
laurea magistrale (1+2+2). Il ministero dell'istruzione,
dell'università e della ricerca ha quindi contestualmente rivisto le
47 classi per le laurea di I livello e le 109 di II livello
provvedendo ad alcuni accorpamenti che hanno interessato l'area
umanistica e quella delle scienze sociali e gestionali. L'obiettivo,
nelle intenzioni del vecchio Miur, era quello di definire percorsi più
professionalizzanti per dare un'opportunità di lavoro ai giovani e di
mettere un freno ai troppi corsi di laurea, soprattutto triennali, che
negli ultimi anni si sono moltiplicati. E che non hanno ampliato
l'offerta formativa ma al contrario l'hanno frammentata. Per gli
aspiranti consulenti del lavoro, per esempio, le classi di laurea
indirizzate alla professione erano state ampliate e più tagliate sulle
materie giuslavoristiche. Non solo. Altra novità del provvedimento è
quella legata a una definizione, da parte degli atenei, degli
ordinamenti didattici specificando gli obiettivi formativi in modo da
facilitare l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. La riforma a Y
avrebbe dovuto mettere un freno all'eccessiva parcellizzazione degli
insegnamenti. Per ciascun anno di corso le facoltà avrebbero dovuto
provvedere a fare non più di 8 verifiche di profitto, e comunque fino
ad un massimo di 10. La sperimentazione delle nuove classi di laurea
era attesa per l'anno accademico 2006/2007. Una previsione che non ha
mancato di creare polemiche con la Crui, la Conferenza dei rettori
delle università. E che ha portato Mussi a non firmare i decreti.
Dpr Siliquini.
La riforma dell'accesso agli ordini professionali e dei relativi esami
di stato per il momento è nel pensatoio del ministro dell'istruzione
Fabio Mussi. Il regolamento prevede una serie di aggiornamenti della
disciplina attuale. Come il tirocinio obbligatorio (da sei mesi ad un
anno) esteso a tutti gli aspiranti professionisti. Non solo. Le nuove
regole prevedono anche un restyling delle modalità di svolgimento
delle prove d'esame: più trasperenti.
Il regolamento, dopo una lunga scia di polemiche, è stato firmato dal
presidente della repubblica l'11 aprile e inviato alla Corte dei conti
per il controllo di legittimità. Un ”visto” che però non è mai
arrivato. Anzi dalla sede della magistratura contabile è partita una
richiesta di chiarimenti. Del resto, sin da quando è stato approvato
in via preliminare dal consiglio dei ministri il 22 dicembre, non sono
mancate le critiche e le polemiche da più parti. Accanto agli
informatici, da sempre contrari a questo provvedimento, nel tempo sono
arrivate le dure prese di posizione di regioni, Consiglio di stato e
Antitrust. Il Garante, in maniera particolare, ha sottolineato anche
l'inopportunità di prevedere il tirocinio obbligatorio per quelle
professioni per le quali ancora non è previsto. Per il garante,
infatti, la previsione di un periodo di pratica in studio per tutti
non fa altro che rallentare l'ingresso dei giovani nel mondo del
lavoro. E quindi si aumentano le barriere.