Liberalizzare la scuola? da Tuttoscuola del 20/7/2006
Dopo l’intervista al cardinale Scola sulla liberalizzazione dell’istruzione in Italia, il dibattito che si è aperto è arrivato anche in Parlamento dove alcuni deputati dell’opposizione, attraverso il question time, hanno voluto conoscere la posizione del ministro Fioroni in materia. Il ministro, ancora una volta, non si è sottratto alla richiesta e ha risposto personalmente all’interpellanza, presentata, tra gli altri, dagli onorevoli Baldelli e Aprea. Nel suo lungo intervento, apprezzato ma non condiviso dagli interpellanti, Fioroni, intervenendo sulla questione del superamento del «mito della scuola unica», rappresentata in Italia dalla scuola pubblica statale, ha affermato che, a suo parere, "Aprire al mercato significa rispondere non alla logica della competizione sull'eccellenza, ma alla logica ferrea dell'azienda, in cui si configura il rapporto tra costi e benefici." Il ministro ha aggiunto "rispetto ad una scuola aperta al mercato, nei 7 mila comuni italiani con meno di 5 mila abitanti, nelle zone montane, sismiche, disagiate, degradate, a chi sarà affidata la responsabilità dell'apertura degli istituti e della comunità scolastica?" Dopo aver considerato che molto probabilmente, aprire una scuola privata con una forte spinta all'eccellenza al centro di Roma, a Venezia, a Torino, a Napoli è più facile, Fioroni ha aggiunto "quanti privati apriranno la scuola nei 7 mila comuni che hanno meno di 5 mila abitanti, quanti apriranno scuole per l'infanzia, scuole elementari, scuole medie inferiori o scuole comprensoriali del secondo ciclo nei comuni montani, nelle zone degradate, nelle zone sismiche. Mi domando quanti daranno risposta ai bambini diversamente abili o ai figli dell'immigrazione, quanti riterranno che, nell'ambito di un rapporto costi-benefici, si possa dare risposta ai figli dei Rom e quanti riterranno che la formazione continua dell'adulto sia un elemento da perseguire." |