Una nuova cooperazione tra scuole e università. di Giuseppe Fioroni * Il Corriere della Sera del 13/7/2006
Ho letto con piacere l’articolo del 10 luglio in cui Gaspare Barbiellini Amidei riflette sulla proposta di una nuova cooperazione tra l’università e gli istituti scolastici per agevolare, secondo il principio della continuità educativa, il passaggio agli studi universitari dei giovani. Sono d’accordo che una scelta di questo tipo deve essere «leggera e totalmente consapevole delle autonomie». Lontana da me ogni tentazione dirigista. Ed anche ogni idea di svalorizzare l’esame di Stato. Il mio intendimento è di restituirgli invece tutto il significato che deve avere perché i titoli di studio siano pienamente riconosciuti dalle università e, dove siano professionali, dal mercato del lavoro. Ho già avanzato delle proposte in questo senso. Tutte finalizzate a restituire serietà e oggettività alle prove, contenendo quei rischi di discrezionalità valutativa che, a proposito, ma spesso anche a sproposito, vengono utilizzati da più parti per sfiduciare l’esame finale o dichiararne la morte presunta. Ma questo è solo un aspetto della questione. La proposta, che studierò con il Ministero dell’Università, Fabio Mussi, e con la Crui, anche per verificare le «buone pratiche» richiamate nell’articolo, ha due obiettivi. Il primo, coerente con la necessità di sviluppare l’orientamento sia per chi, dopo la scuola, vuole proseguire gli studi, sia per chi si affaccia sul mondo del lavoro, consiste nel responsabilizzare le università ad un intervento diretto che illustri ai ragazzi i caratteri dei percorsi accademici e il loro rapporto con il mondo delle professioni. Sono troppe infatti le scelte «al buio», o basate su informazioni parziali e imprecise, da cui derivano come è noto molti guai. Il secondo consiste invece nel supportare le università, col contributo di insegnanti della scuola superiore, nella predisposizione di prove di accesso alle facoltà coerenti con gli studi compiuti e con le competenze conseguite. So bene che alcune facoltà in particolare devono ricorrere a prove di ingresso per governare il rapporto tra domanda e offerta. Ma questo non può compromettere la responsabilità dell’intero sistema educativo nell’evitare le conseguenze di una distanza eccessiva tra università e scuola. (Una distanza da accorciare anche per quel che riguarda la formazione universitaria dei docenti).
* ministro per l’Istruzione |