Gli istituti tecnici restano tali. I licei,
licei. Tutto resta al suo posto, insomma
Sfuma la riforma degli otto licei.
di Iaia Vantaggiato, ItaliaOggi del
20/6/2006
Gli istituti tecnici restano tali. I licei,
licei. Tutto resta al suo posto, insomma. È l'effetto del decreto
ministeriale n. 46 emanato il 13 giugno scorso (si veda IO di martedì
scorso), che dichiara prive d'effetto le tabelle di confluenza volute
da Letizia Moratti per favorire l'equiparazione tra istituti tecnici e
licei e contenute nel decreto attuativo del 28 dicembre 2005.
Decreto quest'ultimo che cancellava, di fatto, tutti gli istituti
tecnici e che attribuiva alle regioni la gestione dell'istruzione
professionale senza però pronunciarsi quanto all'effettiva entità
delle risorse finanziarie disponibili né ai programmi.
Tornano dunque in soffitta, almeno per il momento, gli otto licei
(classico, scientifico, delle scienze umane, linguistico, artistico,
economico, tecnologico e musicale) considerati la punta di diamante di
una riforma (legge n. 53/03) da molti criticata (a cominciare dalla
Confindustria per finire ai sindacati) proprio per aver svilito e
dequalificato l'istruzione professionale. No alla liceizzazione della
scuola secondaria di secondo grado, dunque, e riconfermata dignità per
l'istruzione tecnica e professionale.
Così, grazie all'unico ma inequivocabile articolo in cui è articolato
il decreto (che recita: ´Per le considerazioni svolte in premessa, il
dm 28 dicembre 2005, concernente le tabelle di confluenza del percorsi
del previgente ordinamento in quelli delle tipologie liceali previste
dal decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226, e di corrispondenza
dei relativi titoli d'uscita, è da ritenere non produttivo di effetti')
i licei resteranno licei, gli istituti tecnici rimarranno istituti
tecnici e stessa sorte toccherà ai professionali.
Per il prossimo anno, dunque, gli studenti potranno fare affidamento
sui vecchi titoli di uscita. E i vecchi percorsi, che potranno essere
innovati seguendo l'onda dell'autonomia. Per vedere che cosa succederà
in futuro, bisognerà attendere.