L'Italia arranca nell'integrazione dei disabili. Centralizzati i finanziamenti.

Prof di sostegno senza aiuti.

Stanziati 63 milioni per pagare i docenti delle commissioni.
Mancano strategie di formazione e supporto

di Benedetta P. Pacelli,  ItaliaOggi del 13/6/2006

 

L'Italia arranca nelle politiche per l'integrazione degli alunni diversamente abili. È ormai una tendenza comune tra i paesi membri dell'Unione europea realizzare politiche educative che inseriscano gli alunni disabili nelle scuole ordinarie garantendo agli insegnanti diversi tipi di sostegno in termini di staff aggiuntivo, materiali didattici, formazione in servizio e strumentazione tecnica. Differenti sono però le modalità con cui vengono adottate tali politiche: la più diffusa è quella in cui gli studenti portatori di handicap vengono inseriti nel sistema scolastico ordinario. In questo caso è presente una grande varietà di servizi incentrati sulla scuola: ne sono un esempio la Spagna, la Grecia, l'Italia, il Portogallo, la Svezia, l'Islanda, la Norvegia e Cipro. Poi ci sono stati che offrono una pluralità di servizi tra il sistema scolastico ordinario e quello differenziato. Danimarca, Francia, Irlanda, Lussemburgo, Austria, Finlandia, Inghilterra, Lituania, Liechtenstein, Repubblica Ceca, Estonia, Lituania, Polonia, Slovenia appartengono a questa categoria. La terza modalità è quella in cui gli alunni disabili vengono inseriti in scuole o classi speciali e in questo caso non seguono il curriculum ordinario previsto dalla norma, ma hanno dei piani di studi personalizzati. Questi sistemi sono regolati da una legislazione specifica, con norme diverse dalla scuola ordinaria.

 

gli interventi previsti

Non sempre è possibile analizzare le politiche messe in campo dai governi nazionali in favore dell'integrazione, talvolta a causa del carattere decentralizzato del sistema scolastico, ma anche perché di norma gli studenti disabili vengono iscritti nel sistema scolastico ordinario. Nella maggior parte dei paesi la questione è di competenza ministeriale e principalmente, ma non solo, del ministero dell'istruzione. La Francia e il Portogallo sono chiari esempi di strutture nazionali in cui la responsabilità dei provvedimenti è condivisa tra diversi ministeri. Sempre di più sta però prevalendo la tendenza condivisa verso la decentralizzazione che ha un ruolo importante in molti paesi. In Inghilterra c'è un crescente spostamento delle risorse finanziarie e dell'ambito decisionale verso coloro che sono più vicini agli studenti bisognosi di sostegno, perché, data la maggiore flessibilità che li caratterizza, essi sono in grado di portare maggiori benefici agli utenti. Negli anni 90, la Finlandia ha visto un calo delle scuole speciali a seguito del processo di decentralizzazione dall'amministrazione scolastica centrale a quella periferica e gli enti locali hanno influenzato con maggiore efficacia l'organizzazione scolastica. Anche negli altri paesi scandinavi, Svezia, Danimarca e Norvegia, gli interventi per l'istruzione sono fortemente legati alla decentralizzazione. In questi paesi, una legge ha reso responsabili gli enti locali di tutti gli alunni portatori di handicap residenti nel territorio.

 

Gli insegnanti di sostegno

Dove sono presenti alunni con situazioni di handicap, l'opera del sostegno è affidata sempre a un insegnante specializzato interno o esterno alla classe. Una chiara distinzione sembra emergere, da un lato, tra i paesi in cui il sostegno è affidato a un membro specializzato dello staff scolastico e, dall'altro, tra quelli che utilizzano un professionista esterno. In questo caso, le scuole speciali attraverso i loro insegnanti svolgono un ruolo molto importante nel sostegno degli insegnanti della scuola ordinaria e degli alunni con bisogni educativi speciali. Questa realtà risponde alla tendenza sempre in aumento di rendere le scuole speciali sempre più attive come centri di risorsa. In alcuni paesi però possono coesistere entrambe le tipologie di sostegno offerte da un insegnante della scuola o da un professionista esterno. In molti casi, Italia compresa, il sostegno è compito di un insegnante specialista membro dello staff scolastico. Questa figura agisce come insegnante di classe sostenendo l'alunno nella scuola ordinaria e normalmente stende un piano educativo individuale. In altri, e i Paesi Bassi ne sono un esempio, il sostegno è compito del personale del servizio di rieducazione ambulatoriale. Questa figura opera con l'insegnante della scuola ordinaria per elaborare programmi educativi e fornire materiali aggiuntivi. Le principali forme di sostegno previste per gli insegnanti sono l'informazione, la scelta dei materiali didattici, la stesura dei piani educativi individuali, l'organizzazione delle sessioni formative.

 

I sistemi di finanziamento

I paesi adottano diversi modelli di finanziamento per l'educazione speciale. Ci sono stati che presentano un'alta percentuale di alunni iscritti nelle scuole speciali, finanziate dal governo centrale in base al numero degli alunni con particolari bisogni e in base al grado di disabilità. Le decisioni in materia spettano a commissioni regionali o scolastiche. I paesi che utilizzano questo tipo di finanziamento basato sui bisogni per l'educazione speciale sono Austria, Belgio, Francia, Germania, Irlanda, Olanda e Svizzera. Anche gli stati che hanno una percentuale relativamente bassa di alunni iscritti in scuole o classi speciali usano questo modello strutturato in un' amministrazione centrale. A Cipro, in Lussemburgo, in Liechtenstein, in Spagna e, almeno in parte, in Svezia, l'educazione speciale è finanziata dal governo centrale in base al numero degli alunni iscritti e al loro grado di disabilità. Una seconda modalità stabilisce invece che il governo centrale assegni il finanziamento ai comuni in modo forfettario e gli enti locali hanno il compito di ripartire i fondi.

Il primo passo può essere l'utilizzo di procedure di finanziamento in funzione dei compiti: i fondi sono inviati in delega agli enti locali a prescindere dal numero degli alunni con bisogni speciali presenti sul territorio. Per esempio, per quelli con finanziamenti decentralizzati come la Danimarca, la Finlandia, Grecia, l'Islanda, la Norvegia e Svezia. Qui, gli enti locali decidono come assegnare i fondi scolastici e come utilizzarli. Nel terzo modello, invece, il finanziamento non è delegato agli enti locali ma alle regioni, le province, le Corti dei conti, le prefetture e le commissioni scolastiche. L'educazione speciale è finanziata indirettamente dal governo centrale attraverso gli organi che hanno la responsabilità del finanziamento. Questo vale, per esempio, in Francia, in Grecia, nella Repubblica Ceca, in Slovacchia, in Polonia e in Italia.