Il Rapporto 2006 della Commissione Europea su
abbandono scolastico, studio delle lingue, formazione dei docenti:
Italia "rimandata a settembre"
Ue, istruzione sotto accusa
"Scuole e atenei rimandati".
Tullia Fabiani, la Repubblica del
7 giugno 2006
ROMA - Stop al caro libri. Dal ministero della
Pubblica Istruzione arriva un provvedimento importante per le finanze
di migliaia di famiglie italiane: l'anno prossimo nessun salasso per
comprare i testi scolastici per i propri figli iscritti alle scuole
medie. Prezzi bloccati anche per i testi delle elementari, mentre
bisognerà attendere ancora una decisione analoga per i licei.
Se ci fosse una pagella i sistemi europei di
istruzione avrebbero debiti formativi in varie materie: abbandono
scolastico, studio delle lingue, formazione dei docenti. Quanto basta
perché il raggiungimento degli obiettivi di Lisbona, fissati dai paesi
dell'Ue per il 2010, risulti ancora lontano. A sottolineare le
inadempienze è il rapporto annuale 2006 della Commissione europea che
evidenzia come, nonostante i risultati positivi registrati in alcuni
settori, i progressi realizzati nell'ambito dell'istruzione e della
formazione siano ancora scarsi.
Una grande responsabilità dunque per i paesi dell'Unione e in
particolare per l'Italia, che in quasi tutte le aree strategiche
esaminate (dispersione scolastica, numero di giovani che hanno
raggiunto almeno il diploma, competenze-chiave, partecipazione degli
adulti a corsi di istruzione permanente, multilinguismo e fondi
destinati all'istruzione) non è tra le nazioni con i risultati
migliori.
I numeri.
In base ai dati del 2005, sono circa 6 milioni (il 14, 9 per cento) i
giovani tra i 18 e i 24 anni che hanno lasciato la scuola
prematuramente. Mentre secondo l'obiettivo fissato a Lisbona - un 10
per cento al massimo di abbandoni - almeno due milioni di ragazzi
dovrebbero riprendere a studiare. In questo caso a dare i risultati
migliori sono tre paesi dell'Est: Polonia, Slovacchia e Repubblica
Ceca, dove le percentuali di dispersione scolastica si aggirano
intorno al 6 per cento. E sono anche quelli ad avere superato
l'obiettivo dell'85 per cento di studenti che conclude positivamente
gli studi superiori. Allarmante invece il fatto che quasi uno studente
europeo su cinque a 15 anni non è in grado di leggere e capire quello
un testo. Secondo il rapporto sono 200 mila i ragazzi che devono
migliorare la loro capacità di lettura e solo in Finlandia, Irlanda e
Paesi bassi, il problema riguarda meno del 12 per cento dei giovani.
Ma un altro aspetto carente nell'istruzione europea è quello delle
lingue: nel 2003 la media delle lingue straniere che ogni studente
imparava nella scuola superiore andava da 1,3 a 1,6. Mentre
l'obiettivo è che ognuno impari almeno due lingue oltre la propria.
Un dato positivo si registra invece nell'ambito della formazione
scientifica, su cui l'Ue punta molto.
Se la tendenza attuale sarà confermata infatti, circa un milione di
studenti all'anno otterrà un diploma di indirizzo matematico o
tecnologico, contro gli attuali 755. 000 mila. E se per ciò che
riguarda il numero di diplomati le percentuali più alte si registrano
in Irlanda (24,2 diplomati su 1000), Francia (22,2) e Regno Unito
(21), per quel che riguarda l'incremento annuale medio (dal 2000 al
2003) il risultato dell'Italia è dei migliori (12,8 per cento),
insieme a quello della Polonia (12) e della Slovacchia soprattutto
(17,6).
Inoltre, Estonia, Cipro e Portogallo si distinguono per l'alta
percentuale di donne diplomate in queste materie: più del 40 per
cento. Tra gli obiettivi di Lisbona non c'è però solo l'istruzione dei
giovani, ma anche un percorso continuo di formazione che coinvolga
almeno il 12, 5 per cento degli adulti: cifra che per ora superano
ampiamente Svezia (34,7), Regno Unito (29, 1) e Danimarca (27, 6),
registrando i livelli migliori. A questo punto cosa dovrebbero fare i
paesi europei per accelerare il passo?
Lo scenario futuro.
"È necessario un investimento nel capitale umano - ha sottolineato il
commissario all'istruzione, formazione, cultura Ján Figel' - e servono
passi avanti più decisi". In gioco infatti è la competitività
dell'Europa che "non potrà progredire senza un investimento vitale".
Così nei prossimi anni, i vista del 2010, l'investimento di ciascun
paese per ogni studente dovrà raddoppiare - con un incremento di
10mila euro all'anno - per raggiungere la quota di spesa degli Stati
Uniti e superare quella del Giappone.
Secondo la Commissione europea resta poi molto da fare per
incrementare gli investimenti del settore privato e sarà inoltre
necessario formare almeno un milione di nuovi insegnanti per
sostituire quelli che andranno in pensione nei prossimi anni. In
Italia, ad esempio, si è calcolato che saranno più del 70 per cento
gli insegnanti a lasciare la scuola. E lo stesso in Germania dove
circa il 40 per cento dei docenti è ultra cinquantenne. Insomma
Lisbona non è dietro l'angolo.