Non di sole riforme vive l’uomo di scuola.
da
Tuttoscuola dell'1/6/2006
Il ministro Moratti ha lasciato una
ingombrante eredità di riforme. Che farne? Cosa salvare e cosa
buttare? Il neo ministro Fioroni ha parlato di disastri lasciati dal
centro destra; il viceministro Bastico, pur parlando di modifiche
necessarie da apportare all’eredità Moratti, ha evitato di indicare
cosa e quanto modificare, rinviando ogni risposta ai fatti dopo la
consultazione della scuola.
Ma nelle responsabilità di chi è stato preposto alla "Minerva" non c’è
soltanto il dossier "riforme" da sfogliare, perché non di sole riforme
vive l’uomo (e la donna) di scuola.
C’è, ad esempio, il problema, urgente e pesante, del personale
scolastico.
La stabilità del personale, la sua qualificazione professionale e il
riconoscimento (giuridico ed economico) del suo ruolo nello sviluppo
della società sono certamente fondamentali per la riuscita di
qualsiasi riforma (oltre al fatto, dice una massima rabbinica, che
qualsiasi riforma deve essere condivisa dalla maggioranza di coloro
che la devono mettere in atto).
Oltre al problema del precariato che, tra interventi immediati
(settembre è vicino) e prossimi, riguarda in prospettiva la
stabilizzazione di circa 200 mila persone, c’è già il rinnovo del
contratto (scaduto da cinque mesi) che bussa alle porte.
Il governo precedente ha accantonato le risorse finanziarie minime per
pagare simbolicamente l’indennità di vacanza contrattuale, ma
occorreranno per la prossima finanziaria ben altri fondi per avviare
quel percorso virtuoso che dovrebbe dare un’alternativa forte alla
professionalità docente, prevedendo un contratto dalle logiche diverse
da quelle del passato.
Soldi, molti soldi e riconoscimenti giuridici, chiedono i sindacati.
Se nel prossimo Dpef non se parlerà in funzione del rinnovo
contrattuale, gli insegnanti rischiano altri 4 anni di attesa.