Un'indulgenza chiamata laurea.
Università. Istituti privati favoriscono dipendenti
ministeriali e forze dell'ordine nell'acquisizione del titolo
accademico. Il ministro Mussi apre un'inchiesta
Carlo Bernardini* da
Aprile On Line.info del 9/6/2006
Quando ero bambino, molti decenni fa, ero molto
turbato da una pratica di cui tutti i religiosi praticanti parlavano
intorno alla mia famiglia. Il mio povero papà, per fortuna, era laico
e ,se ne parlava, lo faceva sghignazzando: era il “commercio delle
indulgenze”. La versione scorretta del significato di questa attività
era questa: “tu, pecca pure quanto ti pare, poi paghi e ti abboniamo
anni di pene dell’aldilà”.
Dopo anni e anni (due millenni, direi), grazie al recente governo
passato e all’economia creativa del ministro Tremonti la pratica è
entrata nella legislazione italiana: è il condono! E vabbé, finché
siamo rimasti nell’ambito degli affari e dei soldi la pratica sembrava
in linea con la tradizione, tant’è che una vasta popolazione tutta
presa dal problema di far soldi, come il capo del governo suggeriva,
non si è scandalizzata più di tanto e ha continuato a votare da quella
parte sperando di continuare anche a farla franca. Ma, distratti da
questi traffici da evasori, non abbiamo fatto abbastanza mente locale
all’escalation: dopo avere condonato l’evasione, siamo passati al
condono dell’ignoranza!
Domenica 28 maggio sera, la signora Milena Gabanelli in una lucida
trasmissione su RAI 3 ci ha mostrato come siano stati messi in vendita
i titoli che danno licenza di fregiarsi dell’ambìto appellativo di “dottò”.
Sarà un caso che, sia che si tratti di condoni sia che si tratti di
abbuono di crediti universitari dietro si intraveda sempre Tremonti?
Strutture che si sono autodefinite università, spuntate come funghi,
hanno cominciato a distribuire “crediti”, moderna versione evoluta
delle indulgenze, sino a quell’indulgenza plenaria che, in quelle
strutture, va sotto il nome di laurea.
Che bisinisse, dottò. Quei poveri impiegati che languivano nei
ministeri o si maceravano nel corpo di polizia dello Stato, finalmente
hanno potuto tramutare il languore in un fregio, in un vanto, grazie
al fatto che la loro preparazione è stata accorciata con un colpo di
forbice che accordava al fortunato una valanga di crediti pregressi.
Mediante una “convenzione”, parola magica con molte accezioni su cui
si potrebbe divagare; ma qui sta per “agevolazione pattuita allo scopo
di favorire categorie sensibili che mandano avanti ministeri e
assimilati”.
Ora, quel cattivone del ministro Mussi, di fronte a tanto
spregiudicata creatività e a questa rinascita ammodernata della
vendita delle indulgenze, deve essersi detto, con semplicità che
rasenta la banale intuizione: “questa cosa non sta in piedi”. E ha
rotto le uova (le convenzioni) nel paniere del rettore di qualche
fantomatica sedicente università, della lussuosa e foraggiatissima San
Pio V, di venditori di indulgenze accademiche con fantomatici uffici
di smistamento, di procacciatori di crediti. Se il 50% della
popolazione capisce da sé che questa berlusconeria era ora che
finisse, siamo già a buon punto. Sul rimanente 50% ancora speranzoso
di indulgenze a buon mercato, stiamo lavorando. Speriamo che in cinque
anni lo capiscano da sé, così potremo mettere in piedi l’unico regime
totalitario accettabile: quello dell’onestà; al grido, sempre
recuperabile, di: “fuori i mercanti dalle istituzioni!”.
* Professore emerito in Fisica