«Dopo la “Moratti” rischiamo il caos».

Bortolotto resta a capo della Gilda:
«Anche questo Governo ha le idee confuse».

 a. m. da Il Giornale di Vicenza del 4/6/2006

 

Scuola in apnea, clima di incertezza, riforme fallimentari. A puntare il dito contro l’istruzione pubblica è la Gilda, il sindacato degli insegnanti, reduce dal congresso provinciale durante il quale si sono svolte le elezioni che hanno confermato Francesco Bortolotto in veste di coordinatore del sindacato, trasferitosi da poco nella nuova sede di viale della Pace 51 (0444-304943 e 347-2420230), mentre consiglieri sono i professori Cossu, Pace, Bellesia, Chiozzi, Gianesini, Micalizzi, Novello, Scala, Snichelotto, Veronese e Zen.

Tempo di bilanci, dunque, di analisi sulla situazione attuale della scuola, ma anche di aspettative per un futuro che appare ancora incerto. «Senza dubbio questa è una fase difficile - osserva Bortolotto - negli ultimi anni gli abbandoni scolastici alle superiori hanno ripreso a crescere e viaggiano ben oltre il 30%. La preparazione dei nostri diplomati è peggiorata, tanto che le Università hanno introdotto test d’ingresso, perché il diploma superiore non rappresenta più una sufficiente garanzia. Nelle graduatorie internazionali per la qualità delle conoscenze degli studenti ormai viaggiamo ben oltre il trentesimo posto, siamo a livello dei paesi del Terzo mondo. Sono gli effetti non solo della riforma Moratti, ma di tutta una serie di iniziative fallimentari portate avanti negli ultimi quindici anni dal ministero dell’Istruzione».

Tra le “storture” la Gilda non risparmia l’ingresso alle elementari dei bambini di cinque anni, l’abolizione degli esami di riparazione a settembre, introdotta dal primo governo Berlusconi nel ’94, e dell’esame di quinta “che ha privato i bambini della prima prova seria che veniva affrontata con impegno e che portava ad un risultato importante, ottenuto con fatica”.

Pioggia di critiche anche sul “portfolio” delle competenze previsto dalla legge 53. «Un gran lavoro aggiuntivo per gli insegnanti , ma anche una vera sciocchezza - prosegue Bortolotto - esaminando una pagella gli insegnanti avevano un buon punto di riferimento fin dall’inizio dell’anno. L’alunno che aveva otto quasi certamente se la sarebbe cavata bene, quello che aveva sei doveva essere seguito e aiutato con maggiore attenzione. Ora, invece, ciascun allievo ha il suo '“portfolio” costituito di centinaia di pagine, decine ogni anno, che si sommano a quelle degli anni precedenti. Un insegnante con sei classi e circa 150 allievi da seguire dovrebbe leggersi alcune decine di migliaia di pagine di portfoli. Ma perché?».

E ancora il capitolo stanziamenti, che sono stati dimezzati «mettendo in crisi anche la normale attività didattica e la burocrazia che incombe senza pietà, con il risultato che agli insegnanti viene chiesto sempre meno di insegnare e sempre più di svolgere mansioni organizzative, presentate sotto forma di “progetti”, spesso del tutto inutili».
Quanto all’attuale governo di centrosinistra,
«sta avanzando - sottolinea Bortolotto - proposte confuse, anche se è presto per giudicare. La Gilda chiedeva un ministro di prestigio e l’abrogazione della riforma Moratti, ma il nuovo ministro non lo conosciamo, non si era mai occupato d i scuola prima d'ora e di abrogazione non parla, così come nel programma dell’Unione non si accenna a cancellare il portfolio. C’è invece, quello sì, l'impegno all'immediata assunzione dei precari su tutti i posti disponibili. Ci sono 60 mila posti vacanti: l'Unione deve rispettare gli impegni e procedere, già in luglio, ad altrettante immissioni in ruolo. Si tratta di insegnanti ben preparati, già abilitati, che da anni insegnano ma vivono nella precarietà, perché licenziati ogni anno al 30 giugno».

Infine un altro punto a favore del programma dell'Unione: la reintroduzione di commissari esterni nelle commissioni per gli esami di maturità. «Consentirà di recuperare la credibilità dell'esame di Stato - conclude Bortolotto - messa in discussione da alcune scuole che si sono ormai ridotte a diplomifici. Ma occorre fare presto, perché i danni continuano a crescere».