Le scuole paritarie sono le sole ad aver registrato flussi finanziari crescenti. Boom di fondi alle private. Piuttosto diffusi in Europa aiuti di stato parziali ItaliaOggi del 6/6/2006
Istituiti nel 2000 dal governo di
centro-sinistra presieduto da Massimo D'Alema, i contributi statali
per le scuole private parificate (nella stragrande maggioranza
cattoliche) sono lievitati in appena sei anni sino agli oltre 532
milioni di euro stanziati nel 2006. L'ultimo atto del ministero
Moratti è stato infatti un decreto, datato 30 marzo ma reso pubblico
solo il 14 aprile scorso, che destina ai 112.645 studenti che quest'anno
si apprestano a frequentare le scuole non statali un assegno annuo
oscillante tra i 260 e i 360 euro (per un totale di 30 milioni di
euro, 8 milioni di euro in più rispetto al 2005) e la cui erogazione è
garantita da una convenzione stipulata tra l'allora Miur e le Poste
italiane. Nel dettaglio, grazie al decreto in questione, i 27.869
alunni iscritti alle primarie paritarie non parificate godranno di un
contributo di 220 euro; per i 63.232 studenti delle secondarie di
primo grado l'assegno sarà di 260 euro mentre agli studenti delle
scuole secondarie di II grado paritarie andranno 346 euro annui.
Situazione europea
Va detto tuttavia che il contributo alle scuole
private è presente in quasi tutti i paesi europei. Uniche eccezioni,
la Grecia e la Scozia, i soli paesi nei quali il mantenimento degli
istituti privati ricade per intero sulle spalle dei privati stessi
attraverso quote di iscrizione o donazioni specifiche. All'estremo
opposto si trovano nazioni come il Belgio o i Paesi bassi, nei quali
la parificazione tra istituti pubblici e privati (di carattere
confessionale o meno che siano) è totale. I requisiti richiesti per
ottenere il finanziamento statale, in questi paesi, sono due:
l'iscrizione di un numero minimo di allievi e la disponibilità di
strutture scolastiche paragonabili a quelle pubbliche. In una
situazione molto simile si trova la Danimarca, dove il contributo
statale, pur non coprendo per intero le spese degli istituti privati,
arriva comunque a sostenerne l'80-85%.
l'operazione Berlinguer
Italia il sentiero della parificazione e dei
finanziamenti è stato aperto da due decreti (dm 261/98 e dm 27/99)
emanati da Giovanni Berlinguer, ministro dell'istruzione nel primo
governo Prodi, poi convertiti in legge.
Le modifiche moratti La legge 62/2000 è stata però modificata con il decreto 27/2005 varato da Letizia Moratti. Il decreto, che garantisce ulteriori vantaggi ai privati, ha modificato la precedente dizione concessione di contributi con la formula più diretta e significativa ´partecipazione alle spese delle scuole secondarie paritarie'. Nel concreto ha innalzato il livello massimo dei contributi, portandoli a 12 mila euro per la media inferiore e 18 mila per quella superiore e ha più che raddoppiato i finanziamenti per i progetti formativi, portandoli da 6 a 13 milioni di euro. Lo stesso decreto, infine, ha abbassato da 10 a 8 il numero minimo di studenti per classe necessario per ottenere l'accesso ai contributi (solo per fornire un termine di paragone: in Danimarca, il numero minimo è fissato a 12 studenti per il primo anno, 20 per il secondo e 28 a partire dal terzo). Nel 2005, l'ammontare dei contributi alle scuole non statali è di circa 500 milioni di euro (circolare ministeriale n. 38/2005).
I buoni scuola Il governo Berlusconi è intervenuto massicciamente anche sul fronte dei buoni scuola. In attuazione di quanto previsto dalla legge 62/2000, con la legge 289/2002 viene fissato un tetto di 30 milioni di euro da stanziare per i contributi alle famiglie nel corso del triennio 2003-2005. Grazie alla Finanziaria 2004, però, lo stanziamento per i buoni scuola è portato a 50 milioni di euro, con accesso garantito a tutte le famiglie, senza limite di reddito. In Italia, infine, i buoni scuola sono soggetti a una sorta di doppio regime. A differenza di quanto avviene in Francia e Germania, dove le aree di competenza dello stato centrale e dei governi locali in materia di finanziamento sono precisamente ripartite, in Italia i contributi dello stato centrale per i buoni scuola sono cumulabili a quelli regionali (attualmente previsti in Veneto, Emilia Romagna, Friuli, Liguria, Lombardia, Toscana, Sicilia e Piemonte). Di fatto, il Veneto si è spinto anche oltre, limitando il contributo alle sole scuole private. La legge regionale prevede infatti l'erogazione del contributo solo per le spese scolastiche superiori ai 200 euro, un limite che taglia automaticamente fuori le scuole statali le cui tasse di iscrizione superano di rado quella cifra. |