Scuole private non paritarie

 e libertà di insegnamento.

Tuttoscuola, 24 gennaio 2006

 

Un emendamento del governo al decreto legge sulle università, che sarà discusso in aula al Senato in questa settimana, prevede che tutte le scuole private non paritarie abbiano come condizione per il loro funzionamento "un progetto educativo e una relativa offerta formativa conforme ai principi della Costituzione e all’ordinamento scolastico italiano".

Vengono poi stabilite altre regole, come l’obbligo di iscrizione a un apposito elenco tenuto dall’Ufficio Scolastico Regionale e quello di impiegare personale docente fornito di adeguati titoli professionali. Su questa proposta del governo, che per certi aspetti sembrerebbe quasi scontata (si tratta di studenti tenuti al "diritto-dovere" di istruzione e formazione), si è accesa una polemica durissima, che ha indotto alcuni parlamentari dell’opposizione, come i sen. Acciarini (DS), Manieri (SDI) e Cortiana (Verdi), a parlare di lesione dell’art. 33 della Costituzione nella parte in cui garantisce la libertà di insegnamento.

Per il sen. Compagna (UDC), invece, "la libertà di insegnamento non è extraterritoriale rispetto ai nostri valori costituzionali", che non sono compatibili con "la cosiddetta libertà di confessionalismo come quella che viene praticata in via Quaranta, intrisa di antisemitismo, di disparità uomo-donna e di odio per l’Occidente".

A noi sembra che il confronto delle posizioni, condotto in termini esacerbati e ipersemplificati (ai quali potrebbe non essere estraneo il clima preelettorale), sia un modo sbagliato per affrontare un grande, epocale problema, del quale l’intero Parlamento dovrebbe farsi carico con spirito sereno e assennata lungimiranza.