IN CATTEDRA

Servono obiettivi e tempi chiari

per la formazione dei ragazzi.

Sono più di 500 gli «Osa» che gli istituti sono tenuti a rispettare.
Troppi per molti prof

Giuseppe Tesorio, Il Corriere della Sera del 23/1/2006

 

Leggere, scrivere e far di conto. Questo doveva saper fare l'alunno al termine delle elementari. Poi, le medie dovevano prepararlo al lavoro o alle superiori. E il liceo classico, per esempio, aveva come fine quello «di preparare alle università» (così il Regio Decreto del 6 maggio 1923). Erano chiari, un tempo, gli obiettivi della scuola. «Adesso sono troppi - dice un'insegnante con trent'anni di carriera - centinaia di obiettivi di apprendimento, più di 500, prescrittivi per tutti gli ordini. Obiettivi didattici, articolati disciplina per disciplina, con "livelli essenziali delle prestazioni", che le scuole sono tenute a rispettare». Nella nuova scuola, dietro gli «obiettivi specifici di apprendimento», i famosi Osa, ci sono una serie di passaggi progettuali, da parte dell'insegnante, così particolareggiati da incutere timore. «Manca però un richiamo all'idea di scuola come ambiente di apprendimento», nota una maestra. E ciò che è veramente importante è la capacità di apprendere.

Nelle indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati dei licei (allegato C, art. 2), si dice che «il fine specifico dei percorsi dei licei è la theoría. Questo fine non esclude, né lo potrebbe per l'unità della persona umana e della cultura, la dimensione operativa». Una premessa globale. E poi? Come si arriva, per esempio, al nuovo obiettivo del «riconoscimento del valore della problematicità», intesa come «dimensione che rimanda all'originaria complessità del reale, agli interrogativi esistenziali, al rigore argomentativo»? Una competenza che deve (secondo il ministero) diventare «ordinario atteggiamento professionale e di vita».

Troppi obiettivi disorientano, e genitori e insegnanti di tutto hanno bisogno tranne che di smarrirsi. Obiettivi chiari e tempi chiari. A un'azienda basta un corso di sei mesi per avere un lavoratore specializzato. Per tentare di fare un giovane con una testa ben fatta ci vogliono anni. Alla scuola occorre tempo. Anche tempo da perdere tra i saperi. Il tempo, per la scuola, non è denaro. Altrimenti, nella scuola del futuro, chi potrà permetterselo studierà i filosofi e la letteratura, tutti gli altri un po' di storia locale e tanti «bigini» o «istruzioni per l'uso» di tutto, così saranno in grado di fare bene tutto. Saranno gli altri a pensare.