Veneziani: «Docenti meno pagati ma anche meno preparati». Laura Bogliolo, Il Messaggero del 6/1/2006
ROMA - «Il problema della scuola affonda le sue radici in anni lontani, non si tratta di un peggioramento dovuto all'ultima Riforma». Marcello Veneziani, scrittore e saggista, ha le idee chiare sulla situazione nelle aule italiane. «E' vero, ci sono pochi diplomati e laureati, ma non si tratta di una novità o di un peggioramento avuto soltanto negli ultimi anni». E da quando? «Si tratta di una tendenza strutturale, per ritrovare la vera scuola italiana, quella preparata, dobbiamo fare un passo indietro, e fermarci ai primi 60 anni del nostro secolo». Poi le cose sono peggiorate? «La scuola italiana ha subito un forte declino qualitativo negli ultimi trent'anni, è un dato strutturale che deve essere ricollegato alla preparazione del personale docente selezionato che non è all'altezza». Docenti quindi non in grado di assumere il ruolo di insegnanti e di stimolare i ragazzi? «I professori sono stati selezionati con criteri demagogici e politici e questo ha influenzato negativamente la formazione degli studenti». L’Italia patria di Dante fa fatica a stare al passo con gli altri paesi? «Siamo la nazione del liceo classico, certo, con una qualità media diciamo rispettabile, ma i docenti hanno grandi lacune, non si aggiornano, pensano di avere la conoscenza acquisita e danneggiano la preparazione dei ragazzi. I professori un tempo svolgevano anche un ruolo sociale, erano dei punti di riferimento». Sono sbagliati dunque i criteri selezione dei docenti? «Sì, perché si seguono regole clientelari, non fondate sul merito e il risultato è quello che vediamo ogni giorno, professori scarsamente qualificati che dovrebbero formare la generazione del futuro». Ma gli stipendi più bassi della media degli altri paesi. «I docenti italiani saranno anche i meno pagati, ma bisogna riconoscere che sono, purtroppo, anche i meno preparati. Un aumento degli stipendi c'è stato e non si poteva fare di più visto l'esercito di un milione di insegnanti». Ad incidere sul basso numero di diplomati e laureati italiani influiscono anche altri fattori? «C’è molta sfiducia nei confronti del titolo di studio perché si ha la consapevolezza che per raggiungere certe obiettivi non serve più la laurea, ma soltanto il sistema delle conoscenze e delle raccomandazioni». |