Basta con la misera operetta. Tuttoscuola, 21 gennaio 2006
Lo spettacolo al quale stiamo assistendo nel dibattito di politica scolastica - ma il discorso si potrebbe estendere alla politica in generale - è avvilente. Si litiga su tutto. Ognuno ha in mente la "sua" verità. Più che un dibattito, è un dialogo tra sordi. Alle critiche si risponde sempre "non è vero". I dati, che pure dovrebbero essere uguali per tutti, conducono costantemente a posizioni distanti. Tutto ciò porta solo a coprire un ritardo irresponsabilmente colpevole su un terreno cruciale per lo sviluppo del paese come la scuola. Per quale ragione ci si contrappone in modo così duro? Oggi più di ieri la responsabilità politica impone rigore e richiede un disegno di qualità. Non si può continuare a mischiare le carte, sarebbe gravissimo. Abbiamo una scuola che non cresce, a dispetto degli slogan del Ministro, che presenta un alto tasso di dispersione, performance scadenti, che ha meno risorse e meno autonomia, che risulta poco efficiente e non "adeguata alla settima potenza industriale del mondo". Abbiamo necessità di darci un modello di sviluppo il più possibile condiviso, e non inseguire un modello elettorale. Dobbiamo darci una scuola e una università in grado di incidere sulle organizzazioni, sugli strumenti, sui comportamenti, sui processi, sulla cultura e di trasformare l’Italia in un protagonista di innovazione e di competitività reale. Questa è la sfida da assumere per uscire dalla operetta quotidiana in cui si è caduti. |