Biennio:

torna l’ombra sua ch’era dipartita...

Tuttoscuola, 23/2/2006

 

Il numero 7 della rivista bresciana "Nuova secondaria" pubblica un articolo della responsabile scuola della Margherita Fiorella Farinelli sul biennio. Osserva l’autrice che nelle proposte di politica scolastica dell’Ulivo, si «sostiene che per evitare l’esclusione formativa dopo la scuola di base non ci sarebbe altra ricetta che un’istruzione scolastica obbligatoria fino ai 18 anni; e comunque, se proprio si è costretti ad abbassare il tiro, almeno un biennio scolastico uguale per tutti dai 14 ai 16».

Ma se la scuola secondaria di primo grado, obbligatoria e unitaria da 43 anni, dà i risultati che conosciamo (un buon terzo di ragazzi che accumula ritardi di uno o più anni; quasi la metà che arriva più o meno stentatamente al solo livello della sufficienza; qualche decina di migliaia che esce ogni anno senza titolo), perché un biennio obbligatorio e unitario 14-16 anni dovrebbe riuscire a scongiurare risultati analoghi? Perciò la Farinelli, ponendosi il problema degli abbandoni precoci si chiede se la semplice riproposizione di un biennio scolastico fino ai 16 anni, «ignorando le esperienze della scuola della seconda opportunità, le migliori realtà dell’istruzione e formazione professionale (che a Trento, per esempio, contribuiscono a portare il 92% dei giovani a un diploma o a una qualifica), i successi indiscutibili realizzati con i ragazzi più difficili dai centri di formazione salesiana, perfino i bienni "integrati" tra scuola e formazione professionale attivati in diverse realtà regionali, a partire dall’Emilia Romagna», sia la risposta migliore per recuperare i ragazzi che stanno fuori del sistema formativo o che non arrivano a conseguire, entro i diciotto anni, un titolo superiore o una qualifica professionale.

Non è superfluo ricordare, secondo la Farinelli, che sono «tutte esperienze in linea con il dibattito pedagogico nazionale ed internazionale, che sottolineano la necessità, per coloro che apprendono secondo stili cognitivi diversi, di arrivare alla conoscenza teorica attraverso la riflessione sulla pratica, e dunque attraverso un processo di apprendimento circolare».