I giovani e la Storia del XX secolo

"Tanta ignoranza e confusione".

6 ragazzi su 10 non conoscono la storia contemporanea.
Molti si affidano alle fiction (ma anche queste aiutano poco).
Libri scolastici sempre meno consultati

Tullia Fabiani, la Repubblica dell'1/2/2006

 

Una scena della fiction "Perlasca: un eroe italiano" con Luca Zingaretti Cosa fece Muzio Scevola lo sanno bene; quale furono le vicissitudini dell'impero romano pure; conoscono i protagonisti delle crociate e la politica del Barbarossa; e se la cavano con date e personaggi più o meno fino alla Grande Guerra. Ma poi cominciano i problemi: e per ricordare come è morto il magistrato Giovanni Falcone o quello che è successo in Somalia alla giornalista Ilaria Alpi i ragazzi italiani fanno riferimento alle fiction viste in tv. E spesso si confondono e sbagliano.

Insomma la Storia, con la esse maiuscola, più è contemporanea e meno è studiata: sei studenti su dieci ammettono di conoscerla molto poco; uno su tre per sapere chi sono i protagonisti del Novecento si affida soprattutto a film e fiction, mentre solo l'11 per cento cerca e trova risposte sui libri scolastici.

La notizia arriva da uno studio realizzato nei mesi scorsi dall'istituto di ricerca Eta Meta Research, che ha interrogato, con un questionario, trecentocinquanta giovani delle scuole medie superiori, per verificare la conoscenza della storia italiana e dei personaggi dagli anni Trenta in poi. Quello che è emerso dalle interrogazioni è appunto che i ragazzi non conoscono la cronaca del secolo scorso.

Il 29 per cento degli intervistati ammette di avere una conoscenza scarsa o quantomeno superficiale (27 per cento) del periodo; e se il 34 per cento dei giovani dice di sapere bene la storia della fondazione e dell'espansione di Roma o di aver imparato abbastanza quella medievale (il 21 per cento), solo l'otto per cento parla di informazioni approfondite circa gli avvenimenti del ventesimo secolo. Allora onore alla consapevolezza, come alla lungimiranza, quando gli stessi ragazzi affermano che, considerate le lacune, conoscere la storia degli ultimi decenni sia molto importante per capire la realtà in cui vivono (lo sostiene il 31 per cento di loro). Ma il riconoscimento non basta.

Scarso approfondimento. Alla domanda "Dove fu ucciso Giovanni Falcone?" un terzo degli intervistati (33 per cento) risponde che fu ucciso davanti alla casa di sua madre, confondendolo con Paolo Borsellino. Il nove per cento dei ragazzi ritiene invece che sia morto nella strage di Ustica, mentre ad aver risposto correttamente, ricordandosi di Capaci, è il 30 per cento di loro. Un'altra domanda che ha messo in difficoltà gli studenti riguarda l'agguato mafioso che costò la vita al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e a sua moglie. Secondo uno studente su tre Dalla Chiesa è stato assassinato dai nazisti alle Fosse Ardeatine; il 24 per cento sostiene sia stato vittima di un attentato orchestrato dalle Brigate Rosse e il 21 per cento lo ritiene morto durante un bombardamento in Somalia. E a proposito di Somalia, nel caso della vicenda Alpi- Hrovatin solo il 23 per cento degli studenti ha risposto correttamente, dicendo che la giornalista e l'operatore del Tg3 sono stati uccisi nel 1994 a Mogadiscio; mentre il 34 per cento associa l'avvenimento al conflitto nella ex-Jugoslavia o all'Afghanistan (26 per cento).

Non va meglio per gli eroi legati alla seconda guerra mondiale: il carabiniere Salvo D'Acquisto, sarebbe caduto nell'attentato contro Falcone (lo dice il 20 per cento dei ragazzi), o per mano delle Brigate Rosse (12 per cento) o addirittura ucciso dalla banda della Uno Bianca (33 per cento). E in questo caso, come in quello di Giorgio Perlasca, neppure le fiction sono state granché d'aiuto.

Le nuove fonti. Sebbene infatti si tratti di una nota particolarmente dolente per insegnanti e storici di mestiere il punto della questione è questo: la storia contemporanea i giovani la imparano da film e videogiochi. I libri e lezioni non sono considerati delle buone fonti da parte degli studenti: troppo noiose, troppo statiche. "I ragazzi crescono all'insegna dell'interattività - dichiara Saro Trovato presidente di Eta Meta Research - e la scuola dovrebbe organizzarsi per essere al passo con i tempi. Non è colpa degli studenti se non conoscono la storia: oggi loro vivono con Internet, con i cellulari, i videogiochi e a questi strumenti si dovrebbe guardare anche per insegnare. La cultura scritta, il libro in particolare non ha più la stessa centralità e servono nuovi mezzi educativi, simili a quelli usati nel sociale".

Così a sentire gli interessati le fonti di apprendimento della storia cambiano: i programmi scolastici e libri di testo sono assolutamente inadeguati per il 28 per cento dei ragazzi, deludenti e parziali per il 32 per cento. Tra i metodi di apprendimento e gli strumenti utilizzati dai ragazzi la scuola è solo al quarto posto. Le maggior informazioni vengono tratte dai film e dalle fiction (31 per cento), dai documentari (28 per cento), dai giornali e dai libri (16 per cento). Ma c'è anche chi dice di trarre le proprie nozioni da giochi e videogiochi (8 per cento), utilizzati come strumenti didattici.

Di fronte a questa prospettiva, se c'è chi crede, e non sono pochi ventisette su cento, che il primo italiano andato nello spazio sia stato Maurizio Cocciolone, uno dei piloti italiani catturato in Iraq nel 1991 durante la guerra del Golfo, il rischio è che Tangentopoli venga ricordata solo come un intrigante gioco da tavolo. Salvo l'avvento di un film che surroghi un intenso, fondamentale, capitolo di storia contemporanea.