Professore lancia i temi della campagna elettorale.
L´ex esponente della Bce candidato al ministero dell´Economia

"Riforme radicali o niente".

Prodi: cominciata la gara. E punta su Padoa Schioppa

Marco Marozzi, la Repubblica dell'1/2/2006

 

ROMA - Conti controllati «il primo giorno». Un governo con «la base di politici», ma che sia un «mix», con qualche »ruolo» per «tecnici». Per l´Economia, ad esempio: e il pensiero va a Tommaso Padoa Schioppa o Mario Monti. E il costo del lavoro, le tasse, le pensioni... Romano Prodi presenta i pilastri della sua campagna elettorale. E del suo governo. «La gara è cominciata».

Torna a fissare paletti per il suo «riformismo radicale». «Non ho padroni. Ho 66 anni, ho avuto tutto dalla vita. O così o pomì». «O si trova una soluzione - dice - o non ci sto. Non sono un eroe. Ma, avendo il lusso di non avere un partito, ho il dovere morale di offrire le soluzioni per il Paese». Corre a Radio 24 a parlare con Giancarlo Santalmassi, presenta il libro che Furio Colombo ha scritto su di lui, va in piazza firmare il referendum contro le modifiche della Costituzione imposte dalla devolution del centrodestra, quindi si infila nella riunione elettorale con Fassino e Rutelli in cui tutto promettono «impegno su cose serie e non l´inseguimento di Berlusconi». Stamani presto parte per Bruxellles, tappa-simbolo di quella che dovrebbe essere la sua politica estera.

Berlusconi continua a sfidarlo, lui ghigna delle battute del Cavaliere («Prodi pare abbia sgarrato») sulla maratona di Reggio Emilia. «Balle da padrone della tv, contro atti pubblici e testimoni. Come sempre» ride. Ma insiste: «Non polemiche. Contenuti».

Già i contenuti sono però mazzate al Cavaliere. «Il primo giorno bisogna controllare i conti. Non voglio che cominci il giochino su come vanno le cose. Voglio un´Autorità, una commissione oggettiva e seria». E´ un ruvido mettere le mani avanti, visto che Berlusconi e Tremonti accusarono i governi di centrosinistra del «buco» nei conti pubblici. «Ho lasciato un avanzo primario spettacolare. - attacca - Ed ora è a zero. E´ successo qualcosa di incredibile. Bisogna vedere come». Secondo affondo sulle tasse: «Noi non siamo quelli che vogliono alzare le tasse. Siamo quelli che, volendole fare pagare a tutti, le faremo pagare meno a chi le paga già. L´evasione, lo dice Berlusconi, è al 40%. Enorme». Parla del futuro, rilanciando il passato, il suo governo ‘96-98. «La gente sapeva che eravamo persone serie e pagava le tasse. Stava cambiando il costume». Invece adesso «poveracci massacrati, «furbetti del quartierino che non pagano un euro, neppure una lira, su un miliardo di plusvalenze», «economia distrutta». E allora «tasse» sulle rendite finanziarie, «salvaguardia» del piccolo risparmio Bot e Ccct, grandi rendite finanziarie. E l´imposta di successione? «Un appartamento non è una grande eredità». E l´Ici è «già forte». Piuttosto riforma del catasto. «Equità» ed interventi «mirati». Poi l´euro. Le 1.500 lire del cambio di Berlusconi? «Una roba ridicola, sarebbe stato lo sfascio di tutte le attività».

«Occorre subito dare un messaggio di forza. - insiste Prodi - Alleviare subito l´imposta sull´ora lavorata, avviare un grande piano di ricerca, sviluppo, innovazione». «Scuola, scuola, scuola». Trasporti, sucurezza al Sud. E pensioni minime «da alzare, perché c´è gente che muore di fame».

Promette e rassicura. Sul governo «mix», in cui si accontentano i «politici» ma si da la garanzia anche dei «tecnici». Su Bertinotti. «La storia insegna. A tutti e due. L´altra volta Bertinotti dava l´appoggio esterno. Ora ha firmato il programma». Sulla Rai. «Io non ho mai partecipato alla lottizzazione. Dicono che alla Rai non ho nessuno? Pasiensa». E poi Berlusconi «non ha sfondato». Con il solito onore «alla saggezza in persona» di Ciampi.