legambiente scuola news

N. 46, FEBBRAIO 2006

 

da Legambiente del 26/2/2006

 

Indice

  1. Sperimentazione 2° ciclo: avanti tutta ma con il no delle Regioni

  2. Portfolio: Ministro costretto allo stop

  3. Una legge di iniziativa popolare  per la sicurezza nella scuola

  4. Docenti precari: una manciata di assunzioni

  5. Agenda

 

1. Progetto di innovazione: avanti tutta ma con il no delle Regioni

Il Ministro ha fretta, vuole concludere il suo mandato con “Riforma della scuola: FATTO! E per giungere a questo risultato non tiene conto del patto sottoscritto con le Regioni l’ottobre scorso. “…Nessuna accelerazione, ricerca di un’intesa istituzionale, avvio della riforma dal 2007/08 e soprattutto nessun avvio di sperimentazione”. Ma la frenesia di fine legislatura ha spinto il MIUR a emanare il D.M. 775 “Progetto nazionale di innovazione”. Alibi della Moratti sono state le numerose richieste, a suo dire, provenienti dalle istituzioni scolastiche alle quali non poteva non dare risposta. Non solo, ma il Ministro ha sottoscritto altri due decreti: quello sulle tabelle di confluenza dei percorsi di istruzione secondaria e di corrispondenza dei relativi titoli di studio in uscita e quello sul 20% della quota dei piani di studio lasciata alle istituzioni scolastiche.

La risposta delle Regioni non si è fatta attendere. La Conferenza ha infatti sottoscritto il 9 febbraio un duro ordine del giorno. “Rilevato che su questi ultimi tre decreti la Conferenza Unificata non ha espresso il parere che invece i testi dei decreti richiamano, valutato che tale iniziativa del Ministro rappresenta un grave vulnus nel rapporto istituzionale con le Regioni, Province autonome e le Autonomie locali, mortifica il ruolo della Conferenza Unificata, sottolineato che il decreto sulla sperimentazione è stato emanato quasi un mese dopo il termine per la predisposizione della programmazione della rete scolastica da parte delle Regioni e all’indomani del termine ultimo per l’iscrizioni alle scuole, creando così confusione e disorientamento sia tra le famiglie e gli studenti sia tra i docenti e i dirigenti scolastici, rilevato inoltre che le autorizzazioni a tali sperimentazioni sono state attribuite ai Direttori degli Uffici Scolastici Regionali che non hanno competenza secondo il vigente DPR 8 marzo 1999 n. 275 e ledono il ruolo di programmazione dell’offerta formativa riconosciuto alle Regioni, sottolineato che si rischia di aprire una nuova fase di contenzioso fra Governo e Regioni, chiede al Ministro dell’istruzione l’immediata revoca di tale decreto”.

Il Ministro va avanti, promettendo fondi in più per la sperimentazione in un momento in cui le casse delle scuole “segnano rosso”, le Direzioni Regionali cercano di trovare le scuole disponibili. Non sembrano per ora essere molte quelle che intendono “innovare”. Due gli ostacoli da superare. Il primo è il passaggio in Collegio Docenti che deve approvare la sperimentazione, il secondo è l’adesione da parte dei genitori a iscrivere i figli in classi sperimentali che potrebbero avere vita breve sia perché il decreto potrebbe essere annullato da un cambio di maggioranza dopo il voto del 9 aprile sia per il ricorso al TAR del Lazio da parte delle Regioni.

Alla fine il progetto di innovazione si rivela per quello che è: una “sperimentazione elettorale”!

 

2. Portfolio: Ministro costretto allo stop

Le ordinanze n. 741 e 742, entrambe emanate dal TAR del Lazio il 1° febbraio scorso, fermano la corsa del portfolio targato Moratti e il Ministro si vede costretto a disconoscere parte della C.M. 84/05. Cinque i punti contestati da due gruppi di genitori sostenuti dal sindacato COBAS:

1.    di portfolio si parla solo nelle indicazioni nazionali che sono ancora transitorie;

2.    la C.M. 84/05 fa riferimento, per la sua compilazione, al docente tutor, figura non attivata;

3.    non esiste ancora il regolamento che garantisce la privacy dell’alunno;

4.    a religione cattolica, disciplina facoltativa, viene inserita tra le materie obbligatorie, in violazione all’art. 309 del D.L. 297/94;

5.    nella scheda di valutazione si fa riferimento a materie quali tecnologia e informatica per il cui insegnamento i docenti non hanno titolo.

Due i punti accolti dal TAR: il punto 3 e il punto 4. Così, prima il 3 e poi il 9 febbraio, il Ministro si vede costretto a emanare “precisazioni”. 

“Per quanto concerne l'insegnamento della religione cattolica, in attesa che si pervenga ad una definizione del contenzioso in corso (n.d.r. il MIUR ha presentato ricorso contro la sospensiva) circa la modalità di valutazione, le istituzioni scolastiche, per il corrente anno scolastico, potranno continuare a redigere, per gli alunni che si sono avvalsi di tale insegnamento, la speciale nota prevista dall'art. 309 del Testo Unico, di cui al decreto legislativo n. 297/1994.

Perché l’uso del verbo “potere”? Significa che si demanda alla scelta dei Collegi dove collocare la valutazione di religione? L’ordinanza del TAR parla chiaro. La valutazione della religione cattolica deve essere collocata in una specifica nota a parte da allegare al documento (come prescritto dal Testo Unico).

Viene sospesa dal TAR anche la compilazione della "biografia con narrazione delle esperienze significative dell'alunno, di cui alla sezione c (parti consigliate), lettera b della modulistica allegata alla circolare n. 84/2005… Le istituzioni scolastiche, in attesa della definizione del contenzioso in atto, sono invitate a soprassedere alla sua compilazione”.

Non solo, il Ministro fa ancora una retromarcia di fronte alle scelte deliberate dai Collegi Docenti a inizio anno scolastico, scelte approvate ben prima dell’emanazione della C.M. 84/05.

 “L'applicazione delle Linee guida, per il corrente anno scolastico, va resa compatibile con le soluzioni già assunte dalle istituzioni scolastiche. Da ciò consegue che le istituzioni scolastiche, all'insegna dei criteri di flessibilità e progressività, possono adeguare gli strumenti valutativi alle previsioni a suo tempo deliberate in sede di programmazione delle attività didattiche”.

“Nella considerazione che le linee guida sono state diramate ad anno scolastico iniziato, vale a dire quando era stata già definita la programmazione… la certificazione delle competenze, in relazione a criticità emerse, sarà oggetto di una formale ridefinizione della materia. Pertanto, sempre per l'anno in corso, diversamente da quanto previsto dalla circolare n. 84/2005, la certificazione non costituisce un adempimento vincolante per le scuole primarie…”.

E’ una nota giunta tardiva, quando ormai le scuole hanno compilato i documenti di valutazione del primo quadrimestre, aggiungendo ancora una volta confusione a confusione.

 

3. Una legge di iniziativa popolare  per la sicurezza nella scuola

“Norme in materia di sicurezza nelle istituzioni scolastiche”. Così si intitola la legge di iniziativa popolare di cui la Gazzetta Ufficiale n. 30 del 15 febbraio scorso ha pubblicato l’avvenuto deposito presso la Cassazione. La proposta di legge “vuole contribuire a sviluppare in tempi rapidi e in forme ispirate al principio di responsabilità, condizioni di maggiore sicurezza nella vita che si svolge negli edifici scolastici”. Questi gli intendimenti del comitato promotore formato dall’ANP (Associazione Nazionale Presidi), dal Comune e dall’Associazione genitori di San Giuliano di Puglia, dall’A.Ge (Associazione Genitori). La proposta mira a raccogliere il consenso dei cittadini perché si possa pervenire a varare questa legge tra le prime della prossima legislatura. “Nel giugno 2006 scade la proroga dei termini legislativi che hanno consentito di disapplicare la L. 626 sulla sicurezza alle istituzioni scolastiche: è impensabile che la responsabilità di proseguire l’esercizio delle attività scolastiche in condizioni non pienamente rispondenti ai canoni di sicurezza possa essere un fatto rimesso all’esclusiva coscienza del dirigente scolastico, cui sfugge ogni competenza di spesa in materia”. Così dichiarano i promotori nel presentare la proposta di legge.

La questione della sicurezza degli edifici scolastici si fa infatti sempre più pesante. L’annualità 2005 non ha finanziato con i relativi fondi la L. 23/96 (Legge Masini) per il sostegno programmato all’edilizia scolastica da parte dello Stato. Nulla si sa dell’Anagrafe nazionale dell’edilizia scolastica che avrebbe dovuto censire gli oltre 41.000 edifici scolastici e presentarne i risultati entro il 30 ottobre 2005. Inoltre i fondi che annualmente sono erogati alle scuole per ottemperare al decreto 626/94 (formazione del personale e altre iniziative previste in materia di igiene e sicurezza sul lavoro quali valutazione del rischio, adeguamento delle attrezzature….) sono stati, nel 2005, decurtati di ben il 62,58% dal decreto tagliaspese di Tremonti del 17. 10. 2005.

La presentazione della legge è un segno evidente di come la questione della sicurezza, che riguarda più di 8 milioni di utenti tra docenti, personale ATA e studenti, sia ormai una  questione non più rinviabile a meno che ancora una volta le scuole non siano rese “sicure per decreto”!

 

4. Docenti precari: una manciata di assunzioni

Tra le “novità” pubblicate nel sito del MIUR in data 15 febbraio è apparsa la notizia che è stato registrato alla Corte dei Conti il piano triennale delle assunzioni a tempo indeterminato del personale docente. 35.000 docenti sono stati assunti in ruolo all’inizio del corrente anno scolastico, 20.000 dal 2006/07 e 10.000 dal 2007/08 in base alla L. 143/04. Tale legge prevedeva “un piano pluriennale di nomine a tempo indeterminato” e doveva consentire “la copertura dei posti disponibili e vacanti”. Il nostro dossier del mese scorso “Scuola pubblica: liquidazione di fine stagione” (http://legambiente.com in scuola e formazione) ha evidenziato come nell’anno scolastico in corso su 790.064 docenti ben 102.100 fossero precari (33.700 a tempo determinato fino al 31 agosto, 68.400 con incarico sino al termine delle lezioni). Il 12,93% dei docenti è personale precario nonostante l’assunzione in ruolo dei 35.000 docenti di inizio anno scolastico. Era l’11,62% nel 2001/02. Le stime prevedono, nel prossimo biennio, circa 47.000 pensionamenti. I 30.000 docenti che entreranno in ruolo nei prossimi due anni si rivelano quindi una manciata di assunzioni nel mare della precarietà della scuola italiana, neppure sufficienti a coprire il turn over.

Ancora una volta resta escluso il personale ATA (lo scorso anno il 33,61% dei collaboratori scolastici e il 24,93% degli Assistenti Tecnici e Amministrativi erano precari). Nelle scuole quindi si assiste, anno dopo anno, a un continuo “andirivieni” di docenti e ATA, nessuna garanzia di continuità. Anche questa è qualità del servizio erogato!

 

5. Agenda

Perugia, 21 – 22 aprile 2006

Modi urbani. Conflitti, culture, qualità, relazioni nella città che cambia

La città di per sé è un ambiente educativo. Nella realtà attuale tende ad aumentare considerevolmente l’influenza dell’esperienza informale e in generale di tutti i processi di socializzazione primaria nella formazione degli individui, nella loro rappresentazione del mondo, nella costruzione del sistema dei valori e della conoscenza.

Che cosa trasmette la città attraverso la sua struttura, i suoi funzionamenti, la sua organizzazione dei servizi, alle persone che la abitano? Che cosa insegna, quali comportamenti stimola soprattutto nelle giovani generazioni? E che cosa succede nel sistema dell’istruzione e in particolare nella scuola?

In questo contesto la funzione e la valenza educativa del territorio acquistano significati e valore assai diversi rispetto a un passato anche recente. Si apre quindi un terreno di riflessione intorno all’organizzazione e alla progettazione degli spazi urbani che chiama in causa le istituzioni locali, le imprese, la società civile tutta.

 

 

 

 

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