Confronti internazionali ok. Ma quanto sono attendibili i risultati? Tuttoscuola, 19/2/2006
Quanto sono attendibili i risultati delle
grandi ricerche comparative internazionali come quelle promosse dall’OCSE
(celebre, tra queste, il progetto PISA sulle competenze dei
quindicenni) e da altri organismi come la IEA (International
Association for the Evaluation of Educational Achievement)? Poco, a
giudizio degli specialisti del settore. Nel trarre le conclusioni dell’intenso confronto sviluppatosi tra i relatori, il presidente della CESE (Comparative Education Society in Europe), l’autorevole prof. Robert Cowen, dell’Institute of Education di Londra, ha fatto tre considerazioni tese a problematizzare e ridimensionare il valore delle classifiche comparative, che in molti Paesi, compresa l’Italia, hanno suscitato grandi preoccupazioni. La prima è che non c’è vero accordo tra i componenti degli international boards sulla natura dell’oggetto da comparare (le "competenze" sono percepite in modi diversi nei vari contesti nazionali). La seconda è l’ambiguità delle attese della committenza, perché i governi tendono spesso a concepire la ricerca comparativa più in funzione del controllo che del miglioramento della qualità dei sistemi educativi. La terza, forse la più importante, è che la metodologia e la strumentazione di cui si sono avvalsi finora i ricercatori sono assai carenti dal punto di vista scientifico: servirebbero grandi investimenti su scala pluriennale e una più forte cooperazione internazionale per mettere a punto prove (test, ma anche altro) davvero attendibili. Ciò non toglie rilievo ad alcune linee di indirizzo delle politiche nazionali, ritenute da tutti efficaci. In particolare il decentramento e la maggiore autonomia e responsabilità degli attori locali, una sistematica valutazione di sistema (dando trasparenza a tutti i dati raccolti), la formazione continua dei docenti e degli staff dirigenti. |