MORATTI
Scuole di scambio.
Finanziamenti diretti alle private.
Iaia Vantaggiato, da il
Manifesto del 4/2/2006
ROMA
E' inarrestabile e incurante degli ostacoli la corsa di Letizia
Moratti verso la poltrona di sindaco di Milano. Così che di quest'ultimo
scampolo di legislatura, il ministro approfitta per collezionare
transgenici fiori all'occhiello - l'anticipo della sperimentazione, in
barba agli accordi presi in sede istituzionale con regioni e sindacati
- o per distribuire a destra e a manca (ma con sicura propensione per
la destra) doni non esattamente inaspettati. Approvato dalla camera in
via definitiva, il decreto sull'università (oltre a contemplare «un
incremento di oltre 32 milioni di euro al fondo per il sostegno dei
giovani») servirà, infatti, anche a «mettere ordine» nell'universo
delle scuole private. Per un verso consentendo alle scuole primarie
paritarie di poter accedere a quelle convenzioni sinora destinate alle
sole scuole parificate (elementari), per altro verso dando
l'opportunità alle semplici scuole private di fregiarsi del titolo di
«scuole non paritarie riconosciute» e di assolvere così il
diritto-dovere all'istruzione (ma senza rilasciare diplomi). Per
farlo, sarà necessario il solo rispetto di alcuni requisiti minimi:
docenti con titoli professionali idonei agli insegnamenti (dunque, non
necessariamente abilitati), alunni dell'«età giusta», locali a norma
di sicurezza e programmi a norma di Costituzione. Quel tanto che basta
per tagliar fuori dalla «selezione» le scule private indesiderate.
Come la scuola islamica di via Quaranta.
«La Casa delle libertà - commenta Alba Sasso (Ds) della Commissione
cultura della camera - impedisce una libertà fondamentale prevista
dalla Costituzione. Sino ad oggi, le scuole private che chiedevano di
diventare paritarie non avevano bisogno di autorizzazione - anche
grazie a una sentenza della corte costituzionale del 1958 che vietava
il controllo preventivo sulle scuole libere - ma solo di una presa
d'atto da parte del ministero. Da oggi non sarà più così».
Le norme approvate ieri, in sintesi, introducono surrettiziamente un
contributo alle scuole paritarie che la legge 62 sulla parità non
prevede e, in tal modo, allargano la «platea» degli aventi diritto ai
finanziamenti. A fronte, naturalmente, di una totale mancanza di
copertura ma soprattutto rimandando la concessione dei contributi -
già devoluta alle regioni - a un regolamento governativo.
«Con l'approvazione delle nuove norme - afferma Titti De Simone,
capogruppo di Rifondazione comunista in commissione cultura alla
camera - la maggioranza è andata ben oltre la legge di parità,
ridefinendo di fatto il sistema scolastico in una logica di scuole di
tendenza che potranno operare sulla base delle regole di mercato, con
evidenti finalità di scambio elettorale. Il bisogno di voti spinge a
legiferare senza senso su materie fondamentali».
Quanto all'anticipo della sperimentazione, nuove critiche all'operato
del ministro sono arrivate ieri dall'Anci.