La Moratti fa un passo indietro dopo dopo la molemica scoppiata
in seguito alla pubblicazione della notizia su Scuola&Giovani

Scuole private senza esami

il ministero ci ripensa.

Salvo Intravaia, la Repubblica dell'8/2/2006

 

Marcia indietro della Moratti sull'ultimo "regalo alle scuole non statali". "Rimane l'obbligo degli esami nella scuola pubblica per gli alunni delle scuole private", precisano da viale Trastevere con una nota diffusa ieri. La polemica era scoppiata dopo l'articolo pubblicato lunedì scorso da Scuola&Giovani di Repubblica.it sulla nota numero 777 del 31 gennaio scorso che, nei fatti, aboliva gli esami annuali previsti per i bambini delle scuole elementari non statali non paritarie. La vicenda ha subito acceso la polemica sollevando le critiche di tutti: sindacati, partiti dell'opposizione e delle stesse associazioni di scuole private. Il ministero precisa che "in relazione alle notizie diffuse dagli organi d'informazione sulla questione relativa agli esami di idoneità per gli alunni i cui genitori si avvalgono della facoltà di impartire l'istruzione privata o familiare, il direttore generale per gli Ordinamenti scolastici, Silvio Criscuoli, ha inviato ai direttori degli uffici scolastici regionali una nota di precisazione".

Nella sostanza un passo indietro. "Con la nota 777 si è semplicemente riaffermato il diritto costituzionalmente garantito dei genitori di ricorrere all'istruzione privata o familiare per l'assolvimento legittimo del diritto-dovere all'istruzione e alla formazione". Ma perché chiarire un principio già garantito dalla Carta costituzionale e "ribadito dal decreto legislativo" sul diritto/dovere all'istruzione alla formazione? "La specifica tematica - spiegano dal ministero - non ha mai trovato nelle norme di legge una sua disciplina compiuta e gli interventi della scrivente sono stati ispirati all'unico fine di fornire indicazioni operative per evitare comportamenti diversificati sul territorio".

Secondo i tecnici del ministero "si chiarisce ulteriormente che l'istruzione possa essere impartita, in piena legittimità e quindi in regime di non sanzionabilità, oltre che nelle scuole statali e paritarie anche attraverso i genitori o chi ne fa le veci o con la frequenza di scuole private non paritarie. Ovviamente da ciò non discende che le scuole interessate rilascino titoli di studio aventi valore legale che sono di esclusiva competenza delle scuole statali e paritarie. È del tutto evidente che la certificazione del percorso scolastico secondo le scansioni previste dall'ordinamento non può che essere rimessa ad un accertamento da operare mediante esami di idoneità gestiti esclusivamente da scuole statali o paritarie. Da questo punto di vista appare, altresì, evidente che la formalizzazione della carriera scolastica degli studenti interessati soggiace al superamento dell'esame di idoneità stesso". Ma Enrico Panini, segretario generale della Flc Cgil, è soddisfatto solo a metà. "Il ministero - dichiara - salva la faccia solo sull'abolizione degli esami di idoneità per la quinta elementare. Ad una lettura attenta l'obbrobrio dell'abolizione degli esami annuali rimane intatto. È inaccettabile che si continuino a scrivere circolari in modo incomprensibile".

Per il sindacalista "con la nota di ieri si è voluto riprendere un pesante svarione, ma la sostanza viene confermata: gli esami intermedi sarebbero stati aboliti e il 'regalo' resta". "Abbiamo confermato il mandato ai nostri legali per impugnare la nota ministeriale. Se gli esami annuali saltano, che tipo di garanzie sul percorso formativo e sugli apprendimenti potranno avere le famiglie che iscrivono i loro figli nelle private?", si chiede Panini. E la polemica continua.