L'istruzione ha chiesto all'economia di escludere le scuole
dal tetto di spesa della Finanziaria 2006.
Fondi d'istituto appesi a un filo.
Le eccedenze rispetto al 2004 potrebbero essere
congelate
ItaliaOggi del
21/2/2006
Ci
si era sempre lamentati che i fondi per le attività scolastiche erano
pochi, troppo pochi rispetto alle effettive necessità, tra attività
aggiuntive previste dalla riforma Moratti, da attuare, e il piano
dell'offerta formativa, da migliorare. Ora gli istituti potrebbero
vedersi decurtare per quest'anno anche le risorse accreditate. O
meglio, potrebbero vedersi congelare quella fetta di risorse che
supera il plafond del 2004. Già, perché una norma della Finanziaria
2006 blocca i fondi per la contrattazione integrativa delle
amministrazioni statali, applicando come tetto di spesa il
finanziamento certificato nel 2004. Uno stratagemma per imbrigliare le
amministrazioni spendaccione, quello messo a punto dal ministro
dell'economia, Giulio Tremonti, e che potrebbe però oggi travolgere
anche le scuole.
I consigli d'istituto dovranno approvare il bilancio consuntivo 2005
entro il 30 aprile. Subito dopo scatteranno i controlli dei revisori
dei conti.
Il bilancio tiene conto delle entrate e delle uscite movimentate
direttamente dalle scuole attraverso il proprio fondo. Si tratta di
solito di pagamenti per le attività aggiuntive del personale collegate
al Pof, il pacchetto di formazione della suola, che sempre più spesso
oltre alle attività obbligatorie ne prevede di opzionali,
autofinanziate.
Il comma 189 dell'articolo 1 della
legge n. 266/2005 ha previsto che i
finanziamenti per i fondi per la contrattazione integrativa delle
amministrazioni non superino l'importo del 2004, come certificato
dagli organi di controllo. Per le amministrazioni dello stato i
controllori sono la funzione pubblica e la ragioneria generale dello
stato. Ma le scuole sono amministrazioni statali? È quanto ha chiesto
il ministero dell'istruzione all'economia, pretendendo una nota
chiarificatrice che consenta di dire che il tetto di spesa non si
applica alle scuole. Viale Trastevere vuole insomma evitare, non
assumendosene però da solo la responsabilità, che i revisori possano,
con interpretazioni personali e diversificate sul territorio,
contestare le maggiori uscite degli istituti scolastici. E riportare
le somme eccedenti in avanzo di amministrazione. Ossia spostarle sul
bilancio dell'anno successivo. Secondo le rilevazioni condotte dal
ministero dell'economia, nel corso del 2005 nei due terzi delle scuole
italiane l'avanzo di amministrazione sarebbe particolarmente
consistente e potrebbe consentire da solo di far funzionare le scuole
per almeno un anno, anche in assenza di finanziamenti statali.
Un avanzo che però è frutto di un accredito tardivo delle somme da
parte dell'amministrazione centrale, ha replicato il responsabile
dell'istruzione, Letizia Moratti. Insomma, i soldi arriverebbero a
fine esercizio e non all'inizio, tardi per essere contabilmente spesi
nell'anno di spettanza. Ecco perché risulterebbero tanti avanzi. Ma
sono tutti finanziamenti già impegnati. Come dire, il segno di un
indebitamento e non di una ricchezza.