Abrogazionisti all’attacco

da Tuttoscuola  del 10/2/2006

 

La controversia politico-istituzionale scatenata dal decreto sulla sperimentazione (o "innovazione") dal 1° settembre 2006 ha dato fiato, come era prevedibile, ai fautori della abrogazione secca della riforma, che hanno colto nel "vulnus" arrecato alle Regioni una ulteriore motivazione a sostegno della loro posizione.

Secondo Loredana Fraleone, responsabile scuola della segreteria nazionale di Rifondazione comunista, il ministro Moratti "evidentemente preoccupata di poter spendere un risultato nella sua campagna elettorale di Milano, produce uno strappo che non tiene conto della chiusura delle iscrizioni, già avvenuta, e dell’accordo raggiunto in Conferenza Stato-Regioni che posticipava al 2007 l’avvio della sperimentazione. Nel continuare a chiedere l’abrogazione della riforma Moratti, conclude Fraleone, Rifondazione sostiene la vertenza delle Regioni contro l’anticipo della sperimentazione".

I parlamentari Titti De Simone (Rifondazione Comunista) e Mauro Bulgarelli (Verdi) invitano l’Unione ad "impegnarsi con chiarezza ad abrogare, nel caso di vittoria del Centro Sinistra, la Riforma Moratti entro i primi cento giorni di Governo", poiché "non farlo sarebbe un vero tradimento nei confronti di tutto il mondo della scuola che ha combattuto compatto contro una riforma classista e pressappochista. Qualsiasi esitazione da parte dell'Unione in questo senso apparirebbe incomprensibile".

Diversa, anche se egualmente dura verso il decreto sulla sperimentazione ("truffaldino"), appare la posizione del responsabile scuola dei DS, Andrea Ranieri, che si limita a dichiarare che "se questo governo sarà mandato a casa, il decreto della Moratti, la sciagurata previsione di due canali separati, quello liceale e quello professionale, non avrà mai attuazione. L’estensione dell’obbligo scolastico a 16 anni, che sarà uno dei primi nostri atti di governo, segnerà la fine della logica classista che anima l'insieme della legge".