Stop alla fuga di cervelli.

Ricerca. Il ministro dell'Università e della ricerca, Fabio Mussi,
ha emanato un atto d'indirizzo che facilita e incentiva la chiamata diretta dei ricercatori emigrati all'estero e la loro stabilizzazione nelle Università. "Se un dottore di ricerca vale meno di una badante, le condizioni per restare non ci sono".

di Ida Rotano,  da Aprile On Line.info del 18/12/2006

 

Il ministero dell'Università e della ricerca scende in campo contro la fuga all'estero dei cervelli italiani. Fabio Mussi, infatti, ha emanato un atto d'indirizzo che facilita e incentiva la chiamata diretta di quelli emigrati all'estero, e la loro stabilizzazione negli atenei. Quando il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano "richiama a problemi come la fuga dei cervelli, fa una cosa sacrosanta", ha detto il ministro che ha poi sottolineato come quello di oggi (lunedì) è solo "un primo passo, ma ora - ha aggiunto - bisogna fare il passo decisivo", a partire dalla garanzia di giuste retribuzioni per i cervelli fuggiti.

L'atto firmato dal ministro risponde, in cinque paragrafi, alle domande poste negli scorsi mesi dagli atenei al ministero.
Il documento sblocca di fatto una situazione di stallo venutasi a creare in seguito alla Finanziaria 2006: per un taglio di risorse era rimasto sospeso il decreto del 2001 che promuoveva il rientro dei ricercatori dall'estero, in favore, invece, della sola chiamata diretta di quanti avevano maturato un titolo di docenza fuori dai confini italiani. La nota, dunque, torna a ribadire la possibilità di richiamare i ricercatori dall'estero, facilitando così la loro permanenza in Italia, ferma restando anche la chiamata diretta dei docenti. Ma non solo.
Il documento viene in soccorso di quei 40 ricercatori (sui 400 totali che hanno usufruito della possibilità offerta dalla normativa) richiamati in patria dal decreto del 2001 che oggi sono in scadenza di contratto. Con l'atto di indirizzo firmato da Mussi il loro contratto potrà essere rinnovato ancora per un anno. Il ministero sta disponendo, come si legge anche nel documento, "apposite risorse per la ulteriore proroga dei contratti con studiosi". "La ratio del provvedimento - spiegano - è quella di andare oltre i 12 mesi per arrivare anche fino a 5 anni".
Una soluzione, che riguarda anche coloro che sono in attesa del completamento delle procedure per la chiamata diretta come docente e che, nel frattempo, possono rimanere in Italia con contratti da ricercatore. L'atto di indirizzo ricorda quindi agli Atenei che, sempre in base alla legge del 2005, il personale assunto per chiamata diretta non può superare il limite massimo del 10% dei posti di professore ordinario ed associato dell'ateneo interessato e, inoltre, che la chiamata diretta di studiosi di chiara fama è esclusa dagli interventi di cofinanziamento. Mentre "le chiamate degli studiosi titolari dei contratti (di cui al decreto ministeriale numero 13 del 26 gennaio 2001, e successive modificazioni) possono essere disposte anche da università diverse da quelle presso cui sono state svolte le attività didattiche e di ricerca previste dal contratto".
Viene poi confermato il cofinanziamento del ministero per le chiamate dirette dall'estero di quanti hanno acquisito fuori un titolo di docenza. Viene nuovamente incentivato, dunque, con la sicurezza del supporto economico ministeriale, il rientro di coloro che fanno fruttare il loro ingegno lontano dai confini italiani. "Nell'esercizio 2007 - si legge nell'atto di indirizzo - il cofinanziamento sarà reso disponibile entro il limite delle disponibilità destinate a tale intervento e comunque fino alla concorrenza del 95% dei costi iniziali delle qualifiche corrispondenti. A decorrere dal 2008 - prosegue il documento - gli interventi di cofinanziamento saranno resi consolidabili nel fondo di finanziamento ordinario". Nel caso di cessazione nell'arco dei tre anni dalla data della assunzione in servizio, il finanziamento accordato e reso consolidabile verrà recuperato.

Ai docenti, per i quali è stata disposta la chiamata diretta, deve essere assicurata la classe stipendiale iniziale nella fascia di appartenenza (di professore associato non confermato e di professore straordinario), fermo restando il diritto di richiedere il riconoscimento dei servizi pregressi a seguito della conferma ad associato o della nomina ad ordinario. Nulla osta che le università autonomamente definiscano integrazioni retributive secondo quanto previsto dalla legge 230/2005, ed a tale proposito sarà disposta specifica voce nella procedura "DALIA" che raccoglie le informazioni relative a tutte le voci retributive del personale in servizio.

Spiegando le ragioni dell' atto di indirizzo Mussi ha sottolineato come il problema è dato dal fatto che le università hanno un tetto di spesa per le assunzioni del personale: "Si creava, quindi - ha detto -, una competizione interna, perché per ogni spesa in più c' è qualcuno che non poteva essere assunto. Per questo, abbiamo considerato al netto dei cervelli rientrati il calcolo delle spese per il personale". In altre parole, ha precisato il ministro, 2i cervelli di cui si intende favorire il rientro non sono in competizione con il personale delle università; sono fuori quota nel calcolo dei tetti di spesa e, quindi, ciò facilita le chiamate dirette da parte degli atenei e la stabilizzazione". L' auspicio di Mussi è che ora, "dopo questo primo passo, modesto anche se significativo, si compiano passi davvero necessari, a partire dall' aumento delle retribuzioni". Mussi ha infatti ricordato come i nostri giovani vengano formati in Italia e poi rastrellati da altri paesi. "Siamo - ha detto - una grande cava di forza lavoro intellettuale pregiata". Per il ministro, la via da seguire è dunque una sola: "E' necessario cambiare molto condizioni di base, a partire dal trattamento economico di dottori e ricercatori, perché è del tutto evidente che se un dottore di ricerca vale meno di una badante, e lo dico con tutto il rispetto per le badanti, le condizioni per restare non ci sono".