L´INTERVENTO La pagella ai professori aiuta l'università. Gianfranco Pasquino la Repubblica ed di Bologna del 7/12/2006
DA MOLTI, anche se non da tutti i punti
di vista, gli studenti sono i meglio collocati e, abitualmente, i più
qualificati a valutare la didattica (ma, generalmente, non la ricerca)
dei loro professori. Le modalità con le quali riescono a farlo possono
variare, entro certi limiti, ma, certamente, un buon questionario è in
grado di offrire gli strumenti più affidabili. Almeno sui fatti,
ovvero: il rispetto da parte dei professori degli orari di lezione, di
ricevimento, delle prove d´esame, nonché della dignità degli studenti
stessi, l´adeguatezza dei libri di testo prescelti, la corrispondenza
degli esami a quanto insegnato, non dovrebbero esistere controversie.
Né è pensabile che gli studenti si organizzino per "punire" i
professori più severi poiché i questionari debbono essere distribuiti
e restituiti prima dell´esame di profitto. Dai fatti discenderanno non
poche indicazioni sull´adempimento da parte dei professori dei loro
elementari doveri accademici. In aggiunta ai fatti, è molto importante
che seguano le vere e proprie valutazioni degli studenti sulla qualità
della didattica dei loro professori. Dunque, nella valutazione di un docente è opportuno affiancare ai questionari riguardanti la didattica le informazioni sulle ricerche effettuate e delle pubblicazioni prodotte. Laddove, come, in special modo, nelle università americane, questi strumenti sono utilizzati da tempo, per i neo-incaricati di insegnamento non viene mai utilizzata la valutazione di un unico anno di didattica (i contratti sono abitualmente triennali), ma la disponibilità delle osservazioni degli studenti risulta fin dall´inizio molto utile al docente per capire quali sono i suoi punti deboli, e agli studenti per decidere, nella misura in cui è possibile, quali corsi seguire. Anche per questa ragione è assolutamente opportuno che le valutazioni degli studenti vengano rese pubbliche. Allo stesso modo, anche le informazioni concernenti le pubblicazioni dei docenti vanno rese disponibili. Se i professori a contratto di Ingegneria erano alla loro prima esperienza, mi pare che esclusivamente una valutazione davvero negativa del mancato adempimento dei loro più elementari doveri ne giustificherebbe il "licenziamento". Bisognerebbe saperne di più, ma, incidentalmente, è giusto che un po´ di responsabilità se la assumano anche i Consigli di Facoltà. Peraltro, nel sistema universitario italiano i problemi sono più strutturali, a cominciare dalle modalità di svolgimento dei concorsi nei quali vengono reclutati e promossi i docenti a continuare con le retribuzioni il cui unico parametro è costituito dall´anzianità di servizio, a finire con la garanzia del posto di lavoro a vita (a prescindere da qualsiasi valutazione qualitativa anno dopo anno della didattica e della ricerca).
Ancora in attesa di una risposta
ufficiale delle autorità accademiche bolognesi, chiudo con la stessa
richiesta del mio precedente articolo. A mo´ di deterrenza contro
tutti quei docenti, peraltro, sicuramente non la maggioranza, che
insegnano male e "ricercano" poco o nulla, il Rettore decida di
pubblicare anno dopo anno le valutazioni corso per corso e docente per
docente nonché metta in rete il record delle pubblicazioni di
ciascuno. Meglio informati gli studenti potrebbero, per quanto,
purtroppo, data la rigidità del sistema, in misura limitata, scegliere
meglio informati il loro percorso di studio, e i docenti otterrebbero
le informazioni utili a migliorarsi, oppure a scegliere un´altra
attività più consona alle loro predisposizioni… |