Operazione verità al ministero:
i supplenti non sono troppi, in alcune discipline manca il ricambio.

Fioroni dimezza i docenti precari.

I candidati effettivi a una cattedra fissa sono circa 237 mila.

Italia Oggi del 12/12/2006

 

C'è chi dice 400 mila, chi addirittura 500 mila. I dati sui docenti precari sono sempre stati un mistero. Tanto che le 150 mila assunzioni a tempo indeterminato autorizzate dalla Finanziaria sono criticate da sindacati e associazioni solo come un primo passo insufficiente a coprire il reale fabbisogno che la scuola ha di insegnanti. E sulla carta, scartabellando tra le graduatorie permanenti, i docenti in attesa di un posto fisso risultano essere effettivamente un vero esercito, quasi 450 mila persone, che rivendica la stabilizzazione, una cattedra fissa nei ranghi della scuola pubblica. Ma è l'ennesima leggenda metropolitana che sta per essere sconfessata. Il ministro della pubblica istruzione, Beppe Fioroni, mentre il senato blindava in Finanziaria la norma sulle graduatorie permanenti per dare certezza a tutti i precari iscritti, aveva messo al lavoro i suoi tecnici per contare, cancellare, correggere le graduatorie permanenti. E così è venuto fuori che c'erano ripetizioni e iscrizioni non confermate da anni. Secondo i dati che il ministero ha elaborato, e che ItaliaOggi è in grado di anticipare, i veri precari sono 237 mila.
Sempre consistente come precariato nel pubblico impiego, ma con dimensioni scalabili. Ed è infatti alla scalata del precariato che Fioroni pensa. Prima tappa, i 150 mila contratti a tempo indeterminato che dovranno essere fatti, ex legge finanziaria, nei prossimi tre anni, a copertura delle quasi 70 mila cattedre di organico vuote e dei 90 mila pensionamenti che si registreranno. Alla fine resterebbero dunque da sistemare ancora 80 mila supplenti, non sempre equamente distribuiti nelle classi di concorso rispetto all'effettivo fabbisogno. Troppe le discipline in esubero e quelle che invece non hanno insegnanti. La scuola del presente parla infatti anche di cattedre fisiologicamente vuote perché mancano i docenti abilitati. E di un paese sbilanciato, dove al Nord c'è carenza e al Sud abbondanza di aspiranti prof.

I precari che a oggi ci sono insomma sono troppi, ma potrebbero anche rilevarsi essere pochi per garantire la stabilità del ricambio. In primo luogo non si può escludere che alcuni di questi candidati, in particolare in alcune regioni, siano calamitati in altri settori, conquistati dal richiamo esercitato da professioni meglio remunerate o più sicure.

C'è poi il problema cronico di discipline troppo ricche e altre che risultano avere pochi adepti. Dunque è alla formazione e soprattutto alla programmazione del fabbisogno che il governo dovrà lavorare per evitare di avere in futuro classi di concorso in esubero e altre in deficit. La programmazione riguarderà anche il territorio, con il problema di troppe province con docenti in sovrannumero e altre dove le liste di istituto sono sempre vuote.

L'analisi circoscritta ai candidati effettivi evidenzia poi che chi punta di più sulla professione, e non si è perso per strada per fare altro, ha spesso conseguito l'abilitazione attraverso i concorsi oppure ha completato la formazione specialistica di livello superiore all'università. Nelle graduatorie permanenti relativi a scuola dell'infanzia e primaria circa il 75% dei candidati è stato selezionato con esame pubblico, il 15% ha alle spalle una scuola di specializzazione. Alle superiori, quasi il 35% ha un concorso alle spalle e il 25% ha una abilitazione ex Siss.