Domenico Chiesa, presidente del Cidi. Molti insegnanti rinunciano a partire se va avanti così i viaggi spariranno. v.s. la Repubblica del 6/4/2006
ROMA - «Controlli, assicurazioni, moduli non possono evitare tragedie come quella di Torino. Quello che manca è una condivisione profonda tra adulti e ragazzi, una relazione educativa capace di accordarsi su alcuni temi essenziali». Domenico Chiesa, insegnante e presidente nazionale del Cidi (Centro di Iniziativa Democratica Insegnanti, la principale associazione professionale italiana attiva in questo campo) spiega perché un numero sempre crescente di suoi colleghi ormai rifiuta di allontanarsi da scuola con gli studenti. Chiesa, le gite scolastiche spariranno? «Se va avanti così potrebbe succedere davvero. Sono sempre di più i docenti, in ogni tipo di scuola, che rifiutano questo incarico e che giustamente nessuno può obbligare a fare. Quello che manca, purtroppo, è l´essenza della relazione educativa. L´unico modo di proteggere gli studenti e se stessi è parlare con loro e mettersi d´accordo su ciò che è lecito fare, su ciò che è pericoloso e ciò che può essere tollerato». Che cosa succede se tra prof e studenti questo dialogo non è possibile? «Che manca qualsiasi strumento di controllo. L´insegnante è responsabile di ciò che accade, anche in classe. Ma non è un carabiniere e ci sono situazioni, come i pernottamenti in albergo, nelle quali controllare è impossibile: non si può certo pensare che ci sia un adulto per ogni studente, né che dorma insieme a lui. Prevenire gli incidenti significa quindi condividere alcune regole». Perché la "paura della gita" si diffonde sempre di più? «Da anni si è creato un ‘buco´ nella scuola, e nessuno lavora per colmarlo. E´ la stessa situazione che si verifica, in modo meno drammatico, per i ritardi e le assenze: invece di parlare con i ragazzi, capire perché lo fanno e spiegare perché non devono farlo si aggiunge un controllo in più. E non si risolve nulla». (v.s.) |