Precari nell'agenda dei 100 giorni. Nel puzzle dell'esecutivo Prodi, la Bindi verso l'istruzione. da ItaliaOggi del 25/4/2006
Lo aveva promesso, Piero Fassino, leader dei Ds, lo hanno ripetuto in questi giorni molti esponenti del centro-sinistra. Nell'agenda dei primi 100 giorni di governo ci saranno misure per la lotta contro la precarietà. Un impegno su cui i precari della scuola, circa 300 mila, il plotone più nutrito dei comparti del pubblico impiego, attendono al varco l'esecutivo Prodi. La prima scadenza utile sarà quella del Dpef, il Documento di programmazione economica e finanziaria che il governo deve stilare entro fine giugno. In questa occasione dovranno essere indicati obiettivi e impegni di spesa. Insomma, il banco di prova del primo anno di politica. E mentre si attende che siano ultimati i passaggi istituzionali per l'avvio della nuova legislatura, nomina dei presidenti di camera e senato e partita per il Quirinale, si stringono le fila dell'esecutivo: nel puzzle del governo Prodi il nome di Rosy Bindi pare essere destinato ad occupare la casella del ministero dell'istruzione. Politico di spessore della Margherita, già ministro con il primo governo Prodi, la Bindi ha dalla sua molte carte che la rendono un candidato ideale per viale Trastevere: viene da un partito di centro dell'Unione (la scelta l'ultima volta era stata fatta dai Ds) e ha dato già prove di gran carattere nella gestione della sanità. Insomma, quel politico di primo piano che anche i sindacati hanno rivendicato proprio da queste pagine. Sindacati che, in attesa di conoscere il nome del nuovo ministro dell'istruzione (è sempre più probabile che si torni a uno sdoppiamento del dicastero, con l'istruzione da un lato e l'università e la ricerca dall'altro), fissano le loro, di priorità. Tutti concordi nel dire, dalla Cgil scuola allo Snals Confsal, che risolvere la questione del precariato è una delle prime esigenze. Serve un piano pluriennale di assunzioni, che faccia corrispondere a ogni posto in organico un titolare. Limitare, insomma, le supplenze a quei casi fisiologici di sostituzioni. Sostituire un titolare reale non un titolare che manca anche sulla carta. Un piano pluriennale, come quello realizzato dal ministro uscente, Letizia Moratti, che però abbia il coraggio di investimenti forti. ´Si deve tornare a fare politica della scuola, ed è per questo che ci aspettiamo che nel Dpef siano indicate misure specifiche con risorse adeguate', puntualizza Massimo Di Menna, segretario della Uil scuola. Che sul fronte della controversa riforma della scuola chiede interventi correttivi, a partire dall'eliminazione del tutor alle elementari per passare alla revisione delle secondarie. ´Non si può pensare di cambiare legge a ogni cambio di legislatura, si deve però intervenire con decisione lì dove necessario e possibile'. Posizione condivisa dalla Cisl scuola guidata da Francesco Scrima: ´La scuola non è terreno di conquista, è un settore delicato per lo sviluppo del paese, che va governato con saggezza e lungimiranza. Sulla riforma Moratti servono manovre correttive'. Insomma, a chiedere l'abrogazione della riforma è rimasta la sola Cgil scuola. ´Ribadiamo la richiesta di cancellare i provvedimenti del ministro Moratti su scuola, università e ricerca', spiega Enrico Panini, segretario della Cgil Flc. Che pure concorda nel dire che proprio i nuovi licei, la cui partenza è prevista per il 2007, sono il terreno di più semplice intervento. Spinoso anche l'innalzamento dell'obbligo scolastico: una misura di discontinuità necessaria, dice la Cgil, un paravento ideologico che non risolve i problemi, per la Cisl. |