«Mio figlio legge male,
i suoi dettati sono pieni di errori. . .»
Annachiara Sacchi Il Corriere della Sera ed.
di Milano, 9/4/2006
«Mio figlio legge male, i suoi dettati sono
pieni di errori. In classe non riesce a concentrarsi e spesso è
ripreso dalla maestra. A casa piange, si sente stupido, non vuole
andare a scuola. Che succede?». Piera ha 41 anni e un problema cui
ancora non ha dato un nome. Sono tante le testimonianze come le sue.
Sfoghi di mamme alle prese con bambini vivaci, intelligenti, ma con un
disturbo dell’apprendimento che li fa sentire ritardati e inadeguati.
È alle loro famiglie che i neuropsichiatri lanciano l’appello:
«Portate i vostri figli da uno specialista. Molto probabilmente sono
dislessici. Bisogna curarli al più presto».
IL DISTURBO
- Un bambino per classe. Circa il 5 per cento della popolazione
scolastica soffre di dislessia (disturbo neurologico a forte
componente genetica). I primi sintomi si manifestano già in età
prescolare: rispetto ai coetanei, il piccolo dislessico impara più
lentamente a parlare e a camminare. Ma i problemi veri arrivano alle
elementari: errori nella lettura e nella scrittura (tra i più
frequenti l'inversione di lettere e di numeri), difficoltà di
concentrazione, confusione nel memorizzare informazioni in sequenza
(l'alfabeto, i giorni della settimana, i mesi), piccoli «intoppi»
quotidiani (come allacciarsi le scarpe).
«Spesso - aggiunge Carlo Lenti, direttore della
cattedra di Neuropsichiatria infantile della Statale - l’alunno viene
rimproverato perché rimane indietro nello studio. Da qui nascono i
problemi psicologici: il bimbo perde la fiducia in se stesso, si sente
un fallito, è terrorizzato all’idea di andare a scuola.
DIAGNOSI E TERAPIE
- Prima si interviene, meglio è. Lo spiega Giacomo Stella, presidente
nazionale dell’Aid (Associazione italiana dislessia): «Più tardi la
difficoltà del bambino viene riconosciuta, più il problema si
complica. La rieducazione è efficace entro gli otto anni, poi si
riduce drasticamente, fino ad azzerarsi intorno ai dieci anni».
Cosa fare in caso di dislessia sospetta:
chiedere a un neuropsichiatra di esaminare il bambino e di sottoporlo
a un test, rivolgersi a un logopedista per la terapia (spesso è
importante anche l’intervento di uno psicologo per aiutare il piccolo
a ritrovare l’autostima). Tre le caratteristiche di una riabilitazione
efficace: «Deve essere precoce - continua Stella - intensiva (meglio
se quotidiana) e specifica». L’appello agli insegnanti: «Non liquidate
il problema a scarsa intelligenza. Se avete dei dubbi suggerite alle
famiglie di andare da uno specialista».
TECNOLOGIA E SCUOLA
- Esercizi giornalieri e intensivi. Facile a dirsi, difficile a farsi.
Gli ostacoli: costi, tempi di spostamento per raggiungere gli
specialisti, difficoltà nel reperire personale specializzato. Per
questo è fondamentale l’uso del computer (con il correttore
automatico), di libri parlanti, di video e cd rom. Sempre per
incentivare l’«autoriabilitazione», è nato anche «T- slessia», un
progetto sperimentale (realizzato dal consorzio Cineca in Emilia
Romagna) di tv digitale terrestre che consente ai bimbi dislessici di
fare esercizi autonomamente a casa e a scuola (controllati da un
logopedista o un insegnante). «Da settembre - dice Stella,
responsabile scientifico dell’iniziativa - siamo pronti ad esportare
T-slessia nelle 11 province lombarde. Raccoglie l’invito il direttore
scolastico regionale Mario Dutto: «Siamo pronti a collaborare».
Computer e video. Ma non solo. Rime, filastrocche, lavori a maglia,
simmetrie, disegno dinamico, origami ed euritimia sono gli strumenti
che la scuola steineriana usa fin dall’asilo per curare la dislessia.
Le forme dell’alfabeto, per esempio, vengono fatte assimilare
attraverso le immagini. Molto lentamente.
OGGI
- Appuntamento al bruco del Superstudiopiù di via Tortona 27: l’Aid
organizza per oggi un open day rivolto alle famiglie dei bambini
dislessici. A disposizione dei visitatori software, libri parlanti e
giochi «per leggere con le orecchie».