Università scientifiche, dimezzati gli iscritti. di Giuseppe Guzzo, La Tecnica della Scuola del 18/4/2006
Negli ultimi quindici anni in Italia gli studenti iscritti alle Facoltà scientifiche, soprattutto in quelle di discipline teoriche, sono dimezzati. È a rischio la ricerca a danno dello sviluppo e del progresso delle scienze e delle tecnologie.
A dare l’allarme è stato il mondo industriale dal quale è venuta una fortissima raccomandazione, sottoscritta pure dalla Confindustria e da altre 17 associazioni imprenditoriali, a liberare le migliori energie presenti nelle Università consentendo così ai nostri Atenei di competere a livello internazionale. Le Facoltà maggiormente abbandonate sono, in particolare, quelle di Fisica, di Chimica e di Matematica. Nell’anno accademico 1989/90, gli iscritti in queste discipline erano complessivamente quasi 14.000. nell’anno accademico sono scesi a 7.600, cioè sono quasi dimezzati. In matematica le matricole sono state 2.062, pari allo 0,6 % del totale. Nella facoltà di Chimica sono state 3.232, pari allo 0,9 %. Innumerevoli sono state le analisi fatte da esperti, studiosi e accademici. Secondo Marcello Fontanesi, Rettore dell’Università Bicocca di Milano, è l’atteggiamento della società di oggi nei riguardi della formazione dei giovani a creare questa situazione. Sembra, infatti, venuta meno la capacità di chiedere ai giovani l’impegno nei confronti dello studio. Non sarebbe ritenuto importante, insomma, studiare, mentre sarebbero importanti altri valori. È, perciò, urgente che si torni a chiedere di studiare con serietà, rigorosamente e in maniera impegnata. Secondo altri esperti, alla base di questa situazione ci sarebbero la mancanza di motivazioni, quelle motivazioni che hanno stimolato tanti interessi verso le scienze e le tecniche. La società moderna, infatti, sembra aver già spiegato tutto e non avere più altro mistero da scoprire. Secondo il prof. Angelo Guarraggio, ordinario di Matematica della Bocconi di Milano, ci troviamo dinanzi a generazioni che sono più portate ad amministrare quanto è stato raggiunto nelle scienze che non a costruire il proprio futuro sulle scienze, quasi che tutto sia stato già scoperto e che non ci si debba impegnare a scoprire altro. Fermi, insomma, a gestire l’esistente. Non mancano neppure quelli che sostengono che è lo stesso sistema universitario a sollecitare studi non scientifici. Tante nuove Università difettano di vere e proprie Facoltà scientifiche altamente attrezzate. Mancano, infatti, di laboratori, di attrezzature e di tutte le altre strutture di cui oggi ha bisogno la ricerca scientifica. Fin qui i dati e la ricerca delle cause e delle ragioni. Un’altra osservazione è d’obbligo. Non si deve sottovalutare che questo, significativamente, avviene nello stesso momento in cui il II Rapporto Europeo sull’Istruzioone parla di raggiungimento di quell’obiettivo, il raggiungimento del 15 % dei laureati, entro il 2010 fissato dall’agenda di Lisbona. Obiettivo non solo raggiunto dall’Italia, ma addirittura superato del 20 %. |